Una giornata di “apertura” alla città con teatro, musica e la mostra dei lavori creati dagli ospiti. La Comunità semiresidenziale del Gruppo CEIS “GEN-Z” che accoglie minorenni e giovani adulti con problematiche psico-patologiche, inaugura ufficialmente giovedì 11 maggio.
Appuntamento a Villa Messerotti-Benvenuti, in via Morello Confine a Villanova. A partire dalle ore 12, dopo i saluti delle autorità, performance teatrale “L’unico suono è un sussurro”, a cura di Francesca Iacoviello. Nel pomeriggio, alle 14.30, musica con “Nevruz”. Sarà inoltre possibile, per tutta la durata dell’evento, visitare la struttura e l’esposizione dei lavori dei ragazzi che partecipano al laboratorio “Astrarte”, sotto l’egida di Davide Gelmuzzi e Anna Capalbo.
Sabina Rosa, responsabile della Comunità, presenta così l’evento.
Quale il significato di una giornata di apertura alla città?
“È volontà comune, anche rispetto al mandato dell’Azienda AUSL di Modena e del responsabile del Dipartimento di Salute Mentale, che hanno fortemente voluto la Comunità, pensare a GEN-Z come luogo di socializzazione non solo tra ragazze e ragazzi che la frequentano, ma anche come finestra sull’esterno, collaborando e co-progettando con altre realtà del territorio: musei, centri giovanili, associazione, scuole… L’ obiettivo non è confinare gli ospiti in una monade chiusa in sé stessa, senza interazioni con l’esterno, ma riattivare capacità e risorse individuali per affacciarsi sul ‘mondo’. Conoscere e farsi conoscere diventa occasione per accompagnarli all’utilizzo di ciò che il territorio offre. Sia con proposte usufruibili anche da esterni a Gen-Z, sia portando ragazze e ragazzi fuori dalla struttura per partecipare ad attività di altre associazioni. Abbiamo, ad esempio, partecipato ad un laboratorio di fotografia organizzato dallo Spazio Giovani Reset di Soliera, a un ciclo di laboratori presso il Museo Estense di Modena e avviato una collaborazione per un laboratorio con il Museo della Figurina. L’idea è di ampliare sempre più queste collaborazioni, ed è questo uno dei nostri obiettivi principali per il 2023”.
Nel corso dell’evento sono previste performance teatrali e musicali, oltre a una mostra: chi sono i protagonisti e come nascono queste produzioni culturali?
“I protagonisti sono certamente ragazze e ragazzi che frequentano GEN-Z. Le nostre giornate sono scandite da una serie di attività, alcune gestite dall’équipe degli educatori e altre che si avvalgono di collaboratori esterni che guidano gli ospiti in percorsi di laboratorio dove vengono aiutati a confrontarsi con le varie forme d’arte (musica, teatro, pittura, laboratori creativi) alla scoperta di un interesse, di una passione, di una competenza o semplicemente per puro piacere. Le performance saranno semplicemente delle piccole dimostrazioni di quello che si fa all’interno di questi laboratori. Esporsi per questi ragazzi è difficilissimo, eppure hanno tantissime risorse e capacità, che faticano a mostrare all’esterno. Di solito le coltivano all’interno della loro stanzetta, non visibili a nessuno per paura del giudizio. Accompagnarli in queste piccole performance pubbliche ha un grandissimo significato, li supportiamo ogni giorno e li aiutiamo a contenere le loro paure e le loro ansie, li avviciniamo pian piano al mondo del ‘possibile’”.
Qual è l’organizzazione di una giornata a GEN-Z?
“La giornata tipo inizia, per l’équipe, alle 7.30 con un operatore che si occupa dei trasporti. Recuperiamo gli ospiti, con un servizio rivolto alle famiglie che non riescono ad accompagnare i ragazzi per orari di lavoro non compatibili con quelli dei mezzi pubblici, direttamente a casa, in autostazione e alla stazione dei treni per chi arriva a Modena autonomamente. La colazione viene consumata assieme, quindi si suddividono e condividono i compiti di ciascuno nella gestione della struttura. A seguire, prendono avvio le attività strutturate: cineforum, gruppo di alfabetizzazione alle emozioni, laboratorio musicale, uscite programmate, attività al maneggio con i cavalli. Dopo il pranzo, che prepariamo assieme con coloro che restano – chi partecipa solo la mattina viene riaccompagnato a casa, mentre sono ‘recuperati’ gli ospiti del pomeriggio – e le attività di riordino, ci si dedica nuovamente alle attività strutturate. Per chi frequenta la scuola o per chi è previsto un piano di studio viene ritagliato sempre uno spazio e un momento per i compiti. Successivamente, verso le 17.30, ragazze e ragazzi vengono riportati al proprio domicilio. Il lavoro dell’équipe di GEN-Z è complesso, deve tenere conto dei bisogni degli ospiti a 360 gradi. Oltre ad accompagnarli e a supportarli nella quotidianità, nelle attività previste, in impegni e compiti assegnati, l’équipe ha un ruolo fondamentale nella gestione e nel contenimento delle crisi dei singoli o di eventuali dinamiche tra loro. Ogni ospite ha un operatore di riferimento (coordinato dai responsabili di struttura) che ha il compito di redigere, in accordo con gli operatori del servizio di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza, il ‘Progetto terapeutico individualizzato’ con gli obiettivi specifici che si intendono raggiungere, le azioni da mettere in campo e la programmazione delle verifiche da effettuarsi sia con gli operatori di Neuropsichiatria che con la famiglia. Ci si interfaccia con regolarità con i servizi esterni coinvolti e con la scuola per la strutturazione di un lavoro di rete che abbia al centro la persona”.
Continua Martina Bottazzi, Coordinatrice dell’Area Psico-Sanitaria minori e adulti del Gruppo CEIS.
GEN-Z inaugura ufficialmente l’11 maggio, ma è attiva già da alcuni mesi: quale il bilancio sinora?
“GEN-Z ha aperto ufficialmente il 29 novembre scorso con i primi ingressi. Da allora sono stati inseriti tutte le settimane nuove ragazze e ragazzi e ad oggi abbiamo già avuto in carico 35 ospiti: 31 stanno ancora frequentando il Centro e 4 sono stati già dimessi in accordo con il Servizio di Neuropsichiatria. Contemporaneamente in struttura sono presenti 8 ragazzi e l’effettiva frequenza viene concordata con il neuropsichiatra di riferimento e la famiglia nel momento in cui si definisce il progetto individualizzato con gli obiettivi specifici. Si può affermare che la Comunità sta lavorando a pieno regime”.
Quali i rapporti con le famiglie?
“Le famiglie, ovviamente, hanno un ruolo centrale. Parallelamente agli ospiti, viene presa in carico anche la famiglia con la quale l’équipe di GEN-Z mantiene i contatti in maniera costante attraverso una forma di comunicazione più immediata e veloce (telefono, messagistica) per ogni richiesta, domanda, situazione che si ritiene opportuno condividere; ma anche attraverso momenti strutturati quali colloqui psico-educazionali e di sostegno, oltre a verifiche periodiche in presenza della persona ospite e degli operatori del servizio di Neuropsichiatria per la valutazione e la definizione degli obiettivi”.
GEN-Z è l’unica struttura dedicata in Emilia-Romagna quali bisogni risponde e con quali obiettivi?
“Sì, GEN-Z è un progetto unico nella sua tipologia in Emilia-Romagna. È una semi-residenza rivolta a persone minori e giovani adulte con problematiche psicopatologiche e risponde alle Raccomandazioni Regionali del febbraio 2017, che richiamano alla necessità di organizzare percorsi di cura dedicati ad accesso facilitato con lo scopo di promuovere benessere, prevenire i rischi e offrire uno spazio per genitori e adulti di riferimento. La Comunità si caratterizza per gli aspetti di flessibilità, di continuità terapeutica, di coinvolgimento delle famiglie come servizio di media intensità che, volutamente, si discosta da un ambiente medicalizzato per renderlo più neutro e accessibile a quei ragazzi che non necessitano in una determinata fase del loro processo di cura di un luogo altamente connotato in termini psichiatrici. L’obiettivo principale è quello di offrire un’opportunità di socializzazione per rimettere in campo quelle abilità sociali che permettono di riprendere le normali attività di un qualsiasi adolescente. Ad oggi GEN-Z ha risposto ai bisogni di adolescenti che, metaforicamente parlando, per una qualche ragione sono come un motore che si ferma improvvisamente, hanno interrotto il loro processo di crescita normale ritirandosi ‘al sicuro’ nelle loro camerette”.
Quali gli scenari e le prospettive future?
“L’idea è che GEN-Z si ponga come progetto pilota per la realizzazione di nuove strutture in altre realtà territoriali, in Emilia-Romagna ma non solo. Attualmente è, come ovvio, una risposta che limita la sua azione nel proprio ambito territoriale. Ogni provincia avrebbe bisogno di una realtà come GEN-Z. Per questo continueremo a innovarci e a ripensare al nostro lavoro in funzione della richiesta e del bisogno”.