La Via Crucis con l’Arcivescovo Zuppi accompagnata dalle meditazioni degli ospiti CEIS

Le meditazioni scritte dagli ospiti di diverse Comunità del Gruppo CEIS, dei servizi e di altre associazioni che trovano casa al Villaggio del Fanciullo, hanno caratterizzato la Via Crucis, nella giornata del venerdì santo, guidata dall’Arcivescovo e Cardinale Matteo Zuppi lungo le 14 stazioni poste in via dell’Osservanza, a Bologna.

“La vicenda dolorosa di Gesù – è scritto nell’introduzione della Via Crucis – può diventare scuola di vita per ogni uomo e donna, a qualunque cultura e religione appartenga, quando si trova ad affrontare e vivere la realtà del male e della prova, tanto più quando la propria storia è segnata dalla fragilità e dalla miseria, a causa di situazioni di vita avverse o per le proprie scelte deficitarie”.

“Abbiamo ascoltato il racconto di chi ha sfidato il deserto e il mare – ha poi sottolineato l’Arcivescovo Zuppi – per venire qui ed essere malvisto, di chi ha scambiato la libertà per dipendenza e di chi si è ammalato pensando di essere invincibile. In ognuno di loro vediamo il volto di Gesù e per questo se amiamo veramente lui, non lasceremo più solo chi è caduto perché non ha avuto nessuno vicino. Queste parole sono state scritte con inchiostro della vita”.

“L’opportunità di inserire le nostre meditazioni è nata – sottolinea Padre Giovanni Mengoli, presidente Consorzio Gruppo CEIS – dalla richiesta del vescovo mons. Zuppi che desiderava l’animazione della Via Crucis cittadina del venerdì santo a partire dalle situazioni di realtà che fanno riferimento al Villaggio del Fanciullo e al gruppo CEIS, nelle quali sono coinvolto ed impegnato nel mio ministero. Questo con l’intento di condividere la voce di realtà concrete, cariche di vita ed umanità, anche profondamente sofferenti”.

Di seguito alcune delle meditazioni.

Comunità San Matteo dei Ronchi di Crevalcore

“Anche noi come Gesù ci siamo sentiti giudicati e derisi dai nostri amici, che non capivano ciò che avevamo dentro. Noi, pur sapendo di aver sbagliato, cercavamo di portare avanti la nostra vita nascondendo la reale situazione e il malessere che provavamo. A differenza di Gesù, il quale si è dimostrato nella sua interezza divina in un corpo umano, abbiamo lasciato da parte la libertà e ci siamo nascosti dietro la faccia della dipendenza. Dal nostro trascorso abbiamo capito che nessuno dovrebbe mai giudicare e puntare il dito contro l’altro, perché siamo preziosi agli occhi di Dio, che ci ha tessuto nel grembo di nostra madre. Grazie Gesù perché ci hai insegnato che, come per la folla e per Pilato è stato semplice giudicarti, noi non dobbiamo mai schernire il prossimo; ognuno dietro la propria persona ha una debolezza che comunque è preziosa agli occhi di Dio”.

Minori stranieri non accompagnati di Casa Merlani

“La strada è lunga e difficile, non ci sono soldi. Non c’è lavoro, non c’è bella vita, non c’è acqua, ci sono troppe macchine, ma nessuna che ti fa salire. Ho camminato 16 giorni! Ho dormito in autobus. La polizia porta i bambini in galera! Io sono stato in galera due mesi in Turchia, io sono stato tre mesi in galera in Tunisia. In Egitto se vai in galera c’è la pena di morte. Ho camminato nove mesi dall’Egitto a Bologna. Per venire in Italia con il barcone c’è il 50% di vita e il 50% di morte. Non sai se ce la fai. Per non mollare ho trovato forza nella famiglia, nei miei sogni, nella speranza che avevo nel mio zaino, nella mia mamma e in Dio!”.

Comunità Eureka

“Sono caduto tante volte nella mia vita: in famiglia, a scuola o con gli amici. Ciò che più volte mi ha fatto inciampare è stata la mia testardaggine e la fatica a controllare la rabbia. Ciò che mi ha aiutato a rialzarmi dalle cadute è stata la comunità fatta di educatori e compagni: chiedere perdono nelle occasioni in cui ho sbagliato è stato fondamentale. Altre volte ciò che mi ha fatto cadere è stata la rabbia, l’invidia e la timidezza. In quel momento ho fatto fatica a capire che cosa mi potesse aiutare a risollevarmi e prendere in mano la mia vita. Ho sentito Dio molto distante, come se non assecondasse le mie richieste. Egli ha detto ‘chiedete e vi sarà dato’, ma poi cosa mi ha dato…? Eppure Dio è sempre al mio fianco, non mi lascerà mai. Se cado mi prende per mano, china su di me e mi ama ancora di più. Non è importante quante volte cadi, ma come ti rialzi quando ti capita di cadere. Quando scopri di avere un ‘tu’ di fronte cambia tutto: scopri di non essere solo, scopri che tutto acquista un nuovo significato e che la vita diventa più leggera”.

Minori stranieri non accompagnati Villaggio del Fanciullo

“Chi è Simone lo straniero? È Sheikh dal Bangladesh, è Mohamed dall’Egitto, è Abu del Ghana… e dov’è la croce? Nel viaggio, nell’allontanamento dalla famiglia e dalla casa, nella prigionia, nell’attraversamento del deserto e del mare, nella violenza subita e nella paura di non farcela. Storie diverse di ragazzi minorenni che hanno portato addosso la croce e che hanno imparato a saper vedere nelle feri- te dei loro compagni in comunità qualcosa di prezioso che li accomuna: l’umanità che nella sofferenza non si smarrisce. Sheikh, Mohamed, Abu hanno percorso strade diverse, non senza fatica, sofferenza, e spesso anche violenza. Ma la vita li ha messi insieme a tanti altri ragazzi che come loro portano addosso la ‘polvere della strada’. Condividere il peso della croce, accompagnando chi è solo, emargi nato e nella sofferenza, significa riscoprirsi fratelli. Spesso siamo ‘spettatori’ e cadiamo nell’abisso dell’indifferenza, smarrendo così l’umanità: i dolori degli altri non scendono al cuore. Chiediamo la grazia degli ‘occhi del cuore’, che siano aperti nell’accoglienza dell’altro, della sua diversità, per sostenersi insieme nel cammino”.

Comunità minori femminile Oikos

“Una donna è al centro di questo momento di compassione. Una donna invisibile, di cui non conosciamo il vissuto, è l’unica tra i presenti che rende a Cristo un servizio di bontà e carità. Non si lascia influenzare dalla brutalità dei soldati e dall’immobilismo dei discepoli, i quali hanno timore di aiutare il loro maestro. Questa donna compie un atto di gratuità, attraverso il quale scopre la sua gloria divina: la luce della verità sulla sua vita. Così l’amore di Cristo si imprime nel suo cuore. Questo episodio ci insegna ad essere più caritatevoli ed empatiche nei confronti degli altri, specialmente verso coloro su cui nessuno pone attenzione, proprio perché sofferenti e quindi poco interessanti per il senso comune. Vogliamo vivere gesti di aiuto disinteressati, gesti di grazia, gesti di comprensione dell’ingiustizia e di gratuita bontà, che ci permettono di sperimentare il vero amore e ci avvicinano a Cristo. Veronica rappresenta l’universo femminile: la donna che si prende cura dell’alterità con i suoi gesti e il suo amore. Come ha affermato papa Benedetto XVI la donna è la custode dell’essere umano”.

Comunità San Matteo dei Ronchi di Crevalcore

“Noi siamo stati schiacciati più volte dalla croce della tossicodipendenza, ci siamo rialzati e siamo caduti fin troppe volte. Ora cerchiamo di capire quale sia il nostro punto debole e affidandoci all’aiuto degli altri cerchiamo di imitare Gesù e rialzarci. Si, Gesù, anche noi vogliamo seguire le tue orme, che ci hanno fatto capire che anche la dipendenza e la nostra sofferenza sono qualcosa di affrontabile. Grazie Gesù perché ci hai dimostrato che la carne è debole, e nonostante ciò si può sempre risalire dal peccato e riprendere in mano la nostra vita. Gesù tu hai dimostrato che la vita può cambiare e con l’aiuto di Dio si può sempre ritrovare dentro di sé la forza di andare avanti e di non fermarsi agli errori del passato.

Comunità San Martino di Lorenzatico

“Non ce la faccio. Non ce la posso fare ancora una volta. Quando sbaglio dò il peggio di me e allontano chi mi può aiutare. Se ricado non chiederò più aiuto. Ci diciamo queste cose quando pensiamo alle nostre cadute e ricadute. Quanto è difficile riconoscere che cadere fa parte dell’andare, che il luogo della fragilità è il luogo in cui possiamo incontrare l’amore gratuito e incondizionato di Dio Padre. Gesù ci mostra, con il suo cadere, che quando si cade si ha l’opportunità di alzare lo sguardo e vedere che non siamo soli, tenere lo sguardo basso ci tiene a terra e ci impedisce di alzarci. Possiamo imparare da Gesù ad essere figli che si affidano e scelgono di alzare lo sguardo verso chi ci può aiutare”.

Comunità per persone affette da HIV Casa Marella

“Che cosa ne penso della solitudine? Meglio soli che male accompagnati… Si possono trovare anche buone compagnie? Io non ne ho mai trovate. Come affronto la solitudine? Penso che non ci sia una soluzione al mio problema. Quando sei giù usi qualcosa che ti tira su. A me l’unica cosa che tira su è il fumo, sono abituato così da una vita, non c’è nient’altro. A me piace leggere e guardare serie TV. Io leggo i fumetti di Diabolik. Con tutti questi mezzi, dici, si rimane nella solitudine… Per uscire dalla solitudine, ci vuole qualcuno che mi accompagni. Io vorrei andare a trovare mia mamma. Eh sì, la soluzione è una casa… Uno di noi è morto pochi giorni fa. Ha finito di soffrire. Ricordarlo è come guardarsi allo specchio. In fondo era caro, gli piaceva scherzare, un po’ creava relazione. A turno ha fatto arrabbiare tutti, adesso ci manca. Si chiamava Salvatore”.

Comunità per detenuti in misura alternativa Casa Don Nozzi

“Stiamo contemplando Gesù che viene ammanettato, processato, condannato, denudato portato a morire fuori dalla città perché la sua presenza non offendesse la Città Santa: Lui che non ha fatto niente di male. Anch’io sono stato ammanettato, processato, condannato, denudato e portato in carcere fuori città per non turbare la vista della società per bene, io, che invece ho fatto del male. Assieme agli altri sono stato trattato come scarto. Per non essere di scandalo, siamo stati trattati in modo scandaloso. Troppo spesso ci si dimentica che dietro al corpo svilito nel fisico e nello spirito c’è una persona e dentro quel corpo c’è un cuore che soffre la solitudine e l’abbandono. Un soldato, pur sapendo che Gesù era già morto, trafigge il suo costato mettendo a nudo il cuore di Dio, un cuore sanguinante d’amore un cuore aperto al perdono e all’accoglienza. Anch’io ho scoperto quel cuore in una Chiesa che sa abbracciare e sa accogliere, che non vive nella logica dello scarto ma ti offre il suo aiuto per un riscatto umano e sociale. Io non credo nelle congiunzioni astrali o nelle coincidenze ma ho incontrato quella Chiesa là dove quello squarcio nel Cuore di Dio ha aperto le porte di una casa spalancata al perdono e all’accoglienza. Perché le persone condannate possano essere restituite alla società non come corpi inerti deposti da una pena, ma come figli della stessa umanità, bisognosi tutti di perdonare ed essere perdonati, di accogliere e di essere accolti”.

Centro aggregazione giovanile ‘I Cortili’ del Villaggio del Fanciullo

“Vicino a Gesù in croce ci sono due ladroni. Questi due personaggi possono rappresentare gli adolescenti di oggi e sempre: da un lato il prevalere della pulsione alla distruttività, la disperazione che annichilisce, dall’altro lato la fiducia nella ripartenza, nella vita. Essi devono fare i conti con una società che esibisce continuamente ideali di successo, ricchezza e perfezione, mentre in loro aumentano i vissuti di solitudine, di inadeguatezza, vergogna, ansia e rabbia. La sfida della crescita è ancora più complessa per chi non può contare sulle risorse economiche e culturali e vivendo ai margini della città, vive comportamenti a rischio. É importante che i genitori e gli adulti che hanno dei ruoli di responsabilità educativa possano trarre forza e coraggio da Gesù, che nonostante la violenza a cui viene sottoposto, traendo energia dall’orizzonte di speranza e fiducia del Regno, sa perdonare, stare vicino, amare il prossimo. È importante che gli adulti sappiano stare nel loro ruolo e siano capaci di ascoltare il grido silenzioso degli adolescenti, e che sopravvivano alle sfide relazionali lanciate dai più giovani, bisognosi di persone capaci di volere il loro bene. È urgente che la società si prenda carico di queste sofferenze e che coloro che hanno ruoli di responsabilità economica e decisionale aiutino le organizzazioni sanitarie ed educative a sostenere, stare accanto agli adolescenti e ai giovani in stato di bisogno e di conflittualità”.

 

 

Via crucis a Bologna, il cardinale Zuppi: “Mai più soli” – articolo de Il Resto del Carlino

La Via Crucis cittadina. I testi delle meditazioni degli ospiti del CEIS… – articolo di Chiesa di Bologna

La Via Crucis cittadina all’osservanza – video di 12Porte