Quei legàmi tra i nonni dello Spazio Pergolesi e i bambini di San Giovanni Bosco

Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza”. La citazione di Franco Arminio caratterizza il bel progetto intergenerazionale che vede protagonisti lo Spazio Anziani Pergolesi del CEIS e la scuola primaria San Giovanni Bosco di Modena.

“Un percorso – sottolinea l’équipe dello Spazio Pergolesi – che intende promuovere il valore del dialogo e dello stare bene insieme attraverso una collaborazione continuativa con insegnanti e alunni delle classi terza e quarta della scuola. L’obiettivo è creare uno ‘spazio-tempo’ in cui la narrazione dell’anziano diventa fiaba, incanto per i bambini e la comunicazione fresca e genuina dei più piccoli potrà portare calore al cuore anziano. Insieme si potrà scoprire l’attitudine al dono, nella speranza ancora viva di creare una società più giusta dove si possa trovare il proprio spazio nel rispetto dei tempi biologici di ognuno”.

La collaborazione ha prodotto finora la messa in scena della fiaba di Biancaneve sul palco della scuola San Giovanni Bosco. Una rappresentazione gioiosa, che ha visto ogni anziano protagonista con il proprio personaggio raffigurato per mezzo di una sagoma colorata e ha coinvolto nel dialogo e nel canto tutti i bambini, creando un clima di festa e di complicità. Successivamente, presso lo Spazio Anziani, il legame creatosi è stato rafforzato dall’attivazione di un laboratorio per la creazione di maschere di carnevale e fiori primaverili e da un altro su gioielli e altri manufatti egizi e sumeri, realizzati in parallelo al programma didattico di storia antica. La collaborazione proseguirà in futuro.

“Da una parte – spiegano allo Spazio Pergolesi – c’è la consapevolezza da parte degli anziani di poter fare qualcosa di utile e apprezzato e di poter aiutare i più piccoli, in particolare nell’aumento dell’autostima; di sentirsi parte di una comunità; di crescere nelle abilità manuali e nel mantenimento delle capacità presenti; oltre che di poter custodire l’emozione dell’incontro come ricordo prezioso. Dalla parte degli alunni, ecco l’opportunità di avere nei ‘nonni’ (quelli biologici spesso assenti perché residenti nei paesi di origine) un modello di riferimento per la risoluzione dei problemi e nella collaborazione con essi una palestra per sviluppare e migliorare le abilità sociali”.