Uno spettacolo, “La storia di Giulia”, tratto dal libro di Anna Llenas “Il buco”. In occasione della recente Giornata mondiale contro l’Aids, Casa San Lazzaro ha dato spazio ai propri ospiti, alle loro emozioni e alla creatività artistica attraverso la messa in scena dei risultati di un laboratorio teatrale, partecipi anche le operatrici, a conclusione di diversi incontri a cadenza settimanale.
“Lo spettacolo ha visto protagonisti otto dei nostri ospiti – sottolineano Fiorella Cavazzi e Riccardo Gardinali, rispettivamente responsabile e vice responsabile di Casa San Lazzaro -, i collaboratori, la dottoressa infettivologa Antonella Santoro, che a conclusione della serata ha illustrato dati e nuove terapie contro l’Aids. Un evento ricco di emozioni, un passo ulteriore nel solco delle nostre attività di coinvolgimento, partecipazione e aggiornamento”.
Casa San Lazzaro, a Modena, nello scorso mese di ottobre ha festeggiato i 30 anni di attività. “Il nostro modello di cura non si limita all’assistenza sanitaria, ma sostiene e valorizza la persona in tutti i suoi bisogni La struttura è cambiata e si è molto evoluta negli anni, non occupandosi più soltanto di chi è affetto da Aids. Molti ospiti di oggi sono qui da sempre e vivono l’Aids come una malattia cronica – sottolineano Cavazzi e Gardinali – ma oggi accogliamo anche persone con tempi di permanenza ben definiti”.
Pietro Benassi è stato il conduttore del laboratorio teatrale e regista dello spettacolo. “Giulia è una bambina serena e conduce una vita tranquilla con la sua famiglia. Ma ad un certo punto si accorge che dentro di lei c’è una sorta di vuoto, un buco, un misterioso senso di disagio, così cerca di riempirlo con cose più o meno buone, altre ambigue ed altre molto pericolose. Dopo alcune esperienze si trova sola e triste, ma una voce dentro di lei le dice di smettere di cercare di riempire questo buco e di provare a tirarne fuori qualcosa di buono per lei. L’AIDS, la droga, la depressione… sono sintomi di una vita spesa a rispondere in modo disordinato alla giusta domanda di senso che a volte attraversa e inquieta le nostre esistenze. Con gli ospiti e le operatrici di Casa San Lazzaro abbiamo intrapreso un percorso per aiutare a tirare fuori elementi positivi e autentici dai “buchi” di ognuno, attraverso esercizi teatrali ed improvvisazioni, tenendo presente cosa della storia di Giulia poteva far risuonare in noi. Il laboratorio teatrale è un’esperienza che permette ai partecipanti di estraniarsi per un breve tempo dalla quotidianità ed entrare, dandosi tempo e spazio, in una dimensione di maggiore consapevolezza di sé. Gli esercizi e le improvvisazioni svolte nella prima parte del laboratorio hanno avuto il compito di condurre fuori e dare forma, col proprio corpo e le proprie parole, alle emozioni interiori, positive e negative, a volte le più nascoste e causa di forte disagio. Il limite di ognuno è stato rispettato ed integrato, ma senza sconti rispetto all’ obiettivo di toccare il proprio limite e cercare di andarvi oltre, per quanto possibile. Gli ospiti e le operatrici hanno accettato questa sfida e, insieme, si sono messi in gioco generosamente e con coraggio, in questo percorso di consapevolezza ed espressione di sé, attraverso un ‘elemento altro’, la storia di Giulia appunto. Gli ultimi incontri sono serviti per fissare e montare le scene dello spettacolo, altra tappa fondamentale e terapeutica del percorso: darsi un obiettivo comune, fare squadra, mostrare ad altri quello che di bello è venuto fuori, prendersi la responsabilità di creare e mantenere la giusta tensione scenica e nel gruppo di lavoro”.