“Intuizioni di Bene”: il nuovo Manuale (anche online) di padre Giuliano Stenico

L’atteso Manuale “Intuizioni di Bene” di padre Giuliano Stenico sulla sua esperienza quarantennale al CEIS è ora disponibile. L’intero libro – oltre ad alcuni inediti – è anche pubblicato (e scaricabile) online sul sito dedicato. https://www.gruppoceis.it/intuizioni-di-bene/

Si tratta del penultimo “evento” tra quelli organizzati per celebrate il quarantesimo anniversario del Centro. Entro la fine del 2024 sarà infatti disponibile un nuovo libro che sarà acquistabile nelle librerie, edicole e sui principali siti di e-commerce.

Edito da Artestampa, “Intuizioni di Bene” si suddivide 8 capitoli, oltre a Conclusioni e Ringraziamenti. La prefazione è di Monsignor Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ed è compresa anche una testimonianza di Erio Castellucci, Arcivescovo Abate della Diocesi di Modena-Nonantola.

In 8 capitoli 40 anni di impegno con il CEIS

I capitoli in cui è suddiviso il Manuale sono i seguenti: 1) Le mie scelte di vita; 2) L’incontro con don Mario Picchi; 3) Il CEIS di Modena; 4) La persona al centro; 5) Accanto ai minori; 6) L’attenzione al genere; 7) La prevenzione; 8) Scenari di futuro.

Viene raccontata la vita di padre Giuliano Stenico e il suo impegno con il CEIS, nato a Modena nel 1982. Il Centro, come noto, si occupa di progettare, sviluppare e gestire servizi socio-educativi e socio-sanitari, negli ambiti delle dipendenze, dei minori e dell’universo dell’assistenza.

Padre Stenico descrive come la sua formazione religiosa, influenzata dal Concilio del Vaticano II, dalle radici familiari alla costruzione del CEIS, lo abbia portato a vedere la spiritualità come un impegno attivo nella condivisione dei bisogni e delle responsabilità verso i più fragili.

La visione del CEIS ha coinvolto volontari e professionisti nel sostegno delle persone in difficoltà: l’attenzione al singolo e allo stesso tempo alla costruzione di relazioni autentiche e l’assunzione di responsabilità condivisa hanno permesso di rispondere ai bisogni emergenti della società. L’opera risulta essere un tributo al potere della comunità nel fronteggiare le sfide sociali e personali, offrendo un messaggio di speranza e di continua ricerca del bene possibile.

Il CEIS è stato reso un modello di intervento sociale grazie alla capacità di anticipare i tempi e di promuovere una cultura inclusiva e solidale, contribuendo a cambiare la percezione e il trattamento delle dipendenze nelle società italiane.

“Prendersi cura: il principio di fondo…”

Nell’introduzione lo stesso padre Giuliano Stenico ci spiega il motivo del libro (scritto in collaborazione con il giornalista Alessandro Alvisi): “Ripercorrere la storia del CEIS per evidenziarne la visione, le aspirazioni, i desideri, gli ideali, le motivazioni, lo stile e l’approccio che hanno consentito il suo sviluppo, la solidità e la coerenza. L’intenzione è quella di risaltare il messaggio, quello di mantenere aperta la tensione verso il bene possibile, nonostante i limiti, le insufficienze, le contraddizioni e i paradossi inevitabili per un’istituzione che opera in ambiti così poco complessi. Per questo il Centro si impegna a costruire solidarietà all’interno, ma anche all’esterno, prendendo sempre la persona per come essa è, per promuoverla e rendere la sua condizione più vivibile, intessuta di benessere, per quanto possibile in fedeltà al principio di fondo: Il prendersi cura…”. “…Ciò che tu fai è importante, ma non assoluto. Ai ragazzi che incontro dopo anni che hanno concluso il percorso in comunità e che, commossi, mi dicono, «Tu mi hai salvato la vita», rispondo che è molto bello e fanno piacere le loro parole, ma che è eccessivo: «Tu hai accettato di salvare la tua vita, io sono stato solo un’opportunità».”

Monsignor Zuppi: “Qui i giovani trovarono una speranza nel buio…”

“La mia vita con il CEIS, scrive Giuliano, ma potremmo dire      la mia vita con Dio e il prossimo, la mia vita, piena di concreti legami, incontri, lotta, sogni, delusioni, difficoltà e felicità nel restituirla a chi la stava perdendo o non la trovava più”.

Questo l’incipit della prefazione di Monsignor Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nella quale viene portato all’attenzione come padre Stenico e il CEIS abbiano incontrato il mondo giovanile negli anni ’80, quando irruppe, anche a Modena, la tragica emergenza della droga. “In questo periodo – sottolinea Zuppi – le persone più inquiete e sensibili, ingenue o alla ricerca, si ritrovarono in una condizione di terribile schiavitù, quella della dipendenza. Il CEIS è stato ‘l’albergo del buon samaritano’, il luogo dove tanti potevano trovare una speranza nel buio… L’aspetto della “paternità” è stato altrettanto fondamentale. La comunità terapeutica che aiuta a spezzare le catene e a liberarsi dalla dipendenza senza creare altre dipendenze, che restituisce padronanza di sé e ti sostiene nel ricostruire le relazioni con gli altri. Ciascuno ritrova sé stesso e gli altri in comunità, e riesce a pensare al domani, a un futuro fuori”.

“…Il CEIS, aiutava a capire cosa succedeva e cosa stava cambiando nel mondo, promuovendo cultura e modelli interpretativi nei confronti delle famiglie e della società nel suo complesso. In questo processo è risultato fondamentale il tratto umano di padre Giuliano, sa unire ascolto e dialogo, fermezza e sensibilità, donando senso di accoglienza e comunità, con passione, intelligenza e la motivazione evangelica di restituire l’altro a se stesso”.

 

Il Manuale è arricchito anche dalla testimonianza di Erio Castellucci, Arcivescovo Abate della Diocesi di Modena-Nonantola: “Quello che il CEIS rappresenta è uno spazio di libertà, che si realizza recuperando persone affette da tante dipendenze: perché restituisce la possibilità di scegliere e di costruire la propria vita, e quindi dignità. La fraternità è il cuore che si mette per rendere concreta la libertà e l’uguaglianza e CEIS la mette in pratica attivando reti ad ogni livello, tra le famiglie, gli operatori e le comunità dei territori in cui opera. Così si attivano nelle persone le risorse, le zone buone, in qualsiasi condizione esse si trovino”.