In Volo, in campo contro i disturbi alimentari. Ausl: “Situazione molto complessa”

“Noi ci nutriamo di vita”. Messaggi, magliette colorate, una panchina decorata, palloncini, tutti realizzati dalle ospiti e distribuiti in quartiere, dove sono presenti molte scuole. “Abbiamo voluto dare un segnale visivo e di presenza in occasione della recente Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata alla sensibilizzazione verso i disturbi del comportamento alimentare – spiega Stefania Pasella, pedagogista, responsabile della Comunità In Volo a Parma -. D’intesa con la Fondazione CEIS onlus, e assieme al Coordinamento Nazionale Disturbi Alimentari, abbiamo anche inteso rinnovare l’impegno della nostra struttura a fianco delle giovani e dei giovani coinvolti, delle loro famiglie e delle istituzioni sanitarie”.

“Qui a In Volo forniamo un sostegno concreto a chi soffre di disturbi del comportamento alimentare (DCA), aiutando a recuperare un corretto rapporto con il proprio corpo – sottolinea Pasella -. Abbiamo 14 ragazze residenti in struttura e 2 in un appartamento protetto. La fascia d’età dell’utenza si è molto abbassata, oggi in prevalenza parliamo di adolescenti. L’isolamento sociale dovuto al periodo pandemico ha contribuito ad aggravare la situazione, soprattutto tra i giovani, inducendo ricadute tra coloro che erano in fase di guarigione e il manifestarsi di disturbi in persone che non ne avevano mai sofferto. La pandemia, infatti, ha evidenziato difficoltà che prima la frequentazione della scuola e una più intensa vita sociale dissimulavano. L’ansia del lockdown e del virus ha acuito fragilità già presenti. Sono aumentate le ragazze, con problemi già esistenti nel nucleo familiare, che hanno sottolineato il proprio disagio attraverso il rifiuto del cibo. Sono tantissime ed in crescita le richieste di intervento, così come le famiglie in difficoltà”.

In Volo, Residenza per Trattamenti Riabilitativi accreditata per il trattamento dei DCA, è stata aperta da CEIS nel 2012. È a Parma città dal 2019. Si accede attraverso il servizio sanitario, l’Azienda Ausl di riferimento; ci si incontra e si valuta quale possa essere il migliore percorso di cura e di sostegno. Vengono ospitate persone affette da anoressia, bulimia, Bed, binge eating; il percorso prevede inoltre il coinvolgimento delle famiglie e l’attivazione di gruppi di auto-mutuo aiuto. L’équipe è formata da figure professionali multidisciplinari: dietiste, psichiatri, psicologi clinici, educatori, ecc. L’obiettivo finale è ripristinare il più possibile un’alimentazione sana e spontanea e favorire, contestualmente, il ritorno al tessuto sociale.

Ancora Stefania Pasella: “Se le prime risposte da parte dei servizi, a livello ambulatoriale, non producono i risultati sperati, i servizi possono decidere di intensificare l’intensità della cura, valutando un inserimento da noi. In Volo si configura come una struttura intermedia tra un intervento in fase iniziale e una fase acuta della malattia. Il percorso riabilitativo viene costruito passo dopo passo assieme all’ospite. Si abbinano interventi di carattere prettamente sanitario, tenendo conto anche degli aspetti psicologici e psichiatrici, ad un lavoro centrato sull’autostima e sul corpo. Anche attraverso l’arteterapia e l’utilizzo della terapia dello specchio cerchiamo di correggere la dispercezione corporea. La ‘Riabilitazione Psiconutrizionale Progressiva’ è ciò che ci contraddistingue dal punto di vista dell’approccio con il cibo. Il nostro modello prevede, come detto, il coinvolgimento delle famiglie in un percorso di accompagnamento e responsabilizzazione. L’obiettivo è che, al momento delle dimissioni, le ragazze siano in grado di mangiare con i propri familiari e in situazioni sociali conviviali. La prospettiva è di incrementare la nostra azione, soprattutto sul piano dei servizi non residenziali, mettendo in campo percorsi riabilitativi diurni, personalizzati, attraverso pasti assistiti e attività terapeutiche e occupazionali, per poi consentire di rientrare in famiglia al termine della giornata”.

La dottoressa Chiara De Panfilis, professoressa associata in Psichiatria all’Università, è la responsabile del Programma “Disturbi del Comportamento Alimentare” dell’Ausl di Parma, una rete di servizi attiva in città e provincia che si occupa di fornire assistenza ambulatoriale ai pazienti. “La situazione, negli ultimi due anni, si è evoluta in maniera complicatissima. Garantiamo un programma ambulatoriale, con tutti i trattamenti. Se non si ottengono miglioramenti in tempi congrui, si consiglia un percorso diverso. E, a questo proposito, una risorsa fondamentale è la collaborazione con le strutture riabilitative del territorio, come appunto In Volo. La pandemia ha costituito uno spartiacque. A Parma e provincia, in epoca pre-Covid, nel 2019, i nuovi casi erano stati 65, un numero in linea con gli anni precedenti. Nel 2020 erano già saliti a 95 e, soprattutto, si è registrato un aumento nella seconda metà dell’anno, quando le persone sono arrivate a settembre o ottobre con un esordio della malattia già avvenuto nel primo lockdown. Nel 2021 i numeri sono diventati drammatici: 158 nuovi casi. Un incremento di più del doppio, oltre al fatto che la situazione clinica delle persone risultava già molto grave. Il servizio durante la pandemia non ha mai totalmente chiuso. Abbiamo trattato in presenza le urgenze, attivato le modalità online, ma tutto è diventato sempre più complesso. Molti utenti erano reticenti nel venire da noi anche per timore del contagio. Nel contempo, ed è una situazione generalizzata, risorse e personale a disposizione sono rimasti invariati. In più, sempre a causa del Covid, siamo stati costretti, e lo siamo ancora oggi, a sospendere i trattamenti semi-residenziali. Il nostro impegno, e di tutti coloro che collaborano ai nostri percorsi, non viene mai meno, ma stiamo vivendo ancora un periodo davvero difficile”.