I disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nella popolazione femminile che in quella maschile (5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa, 10-15% di bulimia). Sempre secondo i dati del Ministero della Salute, l’anoressia nervosa è stimata in 8-9 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne (tra 00,2 e 1,4 tra gli uomini). E ancora, ogni anno si registrano 12 nuovi casi per 100mila persone tra le donne di bulimia, 0,8 tra gli uomini. Nell’anoressia nervosa, il tasso di remissione è del 20-30% dopo 2-4 anni dall’esordio, 70-80% dopo 8 o più anni. Nel 10-20% dei casi si sviluppa una condizione cronica. Dati che danno una significativa percezione dell’entità del fenomeno, spesso sottovaluta, che colpisce anche i minorenni con preoccupante incidenza.
“Alleanze da costruire, cambiamento da promuovere”
Curare la complessità dei disturbi dell’alimentazione attraverso “alleanze da costruire e cambiamento da promuovere” è stato il filo conduttore del recente Convegno nazionale, il quarto, organizzato dalla Comunità In Volo (Gruppo CEIS) e dalla Fondazione CEIS in collaborazione con l’Ausl di Parma. Molti gli spunti di riflessione che hanno visto protagonisti medici, professionisti, operatori, istituzioni, associazioni. I fattori di cambiamento individuali nel processo di cura, l’esperienza della nuova struttura per i DCA a Parma, l’importanza della relazione e del coinvolgimento dei familiari, il complesso passaggio tra i vari livelli di cura al centro del confronto.
“L’idea del Convegno era quella di dare una visione coerente e unitaria dei disturbi alimentari, sia dal punto di vista della complessità del fenomeno e delle sue ricadute sulla qualità della vita delle persone, che da quello della possibilità dell’integrazione dei processi di cura”, sottolinea il dott. Paolo Chierchia, psicologo, coordinatore della Residenza In Volo-Fondazione CEIS. “I risultati sono stati senza dubbio soddisfacenti. La centralità della persona è essenziale, perché soffrendo di disturbi alimentari si patiscono conseguenze emotive, fisiche, familiari, sociali. Si sviluppano paure e la tendenza all’isolamento. Da qui l’esigenza, condivisa, di trattamenti che tengano conto di tutto. Compresa la famiglia, che va adeguatamente supportata. Servono obiettivi chiari e condivisi nei vari livelli di cura, siano essi di tipo ambulatoriale, diurno o ospedaliero residenziale”.
L’esperienza di “In Volo”
In questo contesto si sviluppa l’attività della Fondazione CEIS che, nella primavera 2018, ha inaugurato una nuova struttura per i Disturbi del Comportamento Alimentare in città a Parma, erede dell’esperienza di Pellegrino Parmense, sulle colline, con l’obiettivo di essere un qualificato punto di riferimento e aiutare le persone a recuperare un corretto rapporto con il proprio corpo attraverso percorsi personalizzati.
“In Volo, Residenza per Trattamenti Riabilitativi accreditata per il trattamento dei DCA, è stata aperta da CEIS nel 2012 per dare risposte anche a questo tipo di disagio – prosegue il dott. Chierchia -. Ma già negli anni precedenti avevamo svolto un’intensa attività di formazione e, soprattutto, un’accurata analisi dei bisogni. Dall’Appennino siamo dunque scesi in città con una struttura completamente ridefinita, più congeniale anche negli spazi, e che può ospitare fino a 14 persone – maschi, e femmine, minorenni e adulti – in regime residenziale più 10 in semi-residenziale. Si accede attraverso indicazione dell’Ausl o ci si può rivolgere a In Volo anche privatamente; ci si incontra e si valuta quale possa essere il migliore percorso di cura e di sostegno. Ospitiamo persone affette da anoressia, bulimia, Bed; il percorso prevede il coinvolgimento delle famiglie e l’attivazione di gruppi di auto-mutuo aiuto. La nostra équipe è formata da figure professionali multidisciplinari: nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici, dietisti, educatori, ecc. L’obiettivo finale è ripristinare il più possibile un’alimentazione libera e spontanea e favorire, contestualmente, il ritorno al tessuto sociale. Gli indicatori sino a oggi indicano che i risultati raggiunti sono buoni”.
“Il futuro: ancora più prevenzione e una rete con scuole, palestre, associazioni”
“L’idea futura è di aggiungere ulteriori livelli di attività: dalla prevenzione a nuovi percorsi di reinserimento sociale. Quando ci siamo trasferiti in città, uno dei primi eventi è stato quello di organizzare una ‘giornata di cittadinanza aperta col quartiere’ in cui risiediamo, per sviluppare un rapporto positivo con la comunità. Abbiamo anche aperto il nostro giardino al pubblico e la risposta è stata incoraggiante. Da allora stiamo proseguendo in questo percorso di costruzione di una ‘rete’ che coinvolga scuole, palestre, laboratori, associazioni di volontariato. L’integrazione sta funzionando. Stiamo facendo abbastanza? Facciamo tanto, tutto ciò che è possibile. Ma siamo consapevoli che occorrerebbero, a livello nazionale, nuove e maggiori risorse da dedicare alla cura, alla prevenzione, ai casi cronici. In Volo fa parte del Coordinamento Nazionale Disturbi Alimentari, organizzazione di volontariato che opera già da diversi anni: è una collaborazione molto positiva. È la strada giusta. Si tratta, in sostanza, di una realtà che opera per garantire servizi pubblici o accreditati in tutte le regioni di Italia lavorando per l’integrazione tra famiglia, professionisti ed istituzioni. Il Coordinamento Nazionale sostiene e favorisce l’integrazione e la continuità tra i servizi che si occupano di DA. Proprio per questo motivo abbiamo scelto dei membri dello stesso coordinamento come discussant in due sessioni importati del convegno”.