“Un appello alle Istituzioni e alla società civile affinché i giovani diventino una priorità della politica e dell’azione collettiva nazionali. Perché c’è bisogno di un nuovo patto sociale e generazionale che consenta di generare quella coesione sociale che è alla base delle possibilità di sviluppo di ciascuna comunità locale. Perché il futuro non è altro che il frutto delle possibilità che si costruiscono nel presente”.
Il messaggio, potente e incisivo, è lanciato dal “Tavolo Ecclesiale Dipendenze” in occasione del 26 giugno, Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe, e in vista dell’attesa videoconferenza con anche la ministra competente, Fabiana Dadone, su “Dalla Rete delle relazioni alle nuove politiche sulle Dipendenze”, in programma mercoledì 30 giugno.
Al “Tavolo Ecclesiale Dipendenze”, costituito presso la Caritas Italiana, partecipano F.I.C.T. (a cui CEIS aderisce), CNCA, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità Casa dei Giovani, Salesiani per il sociale, CDO Opere Sociali, Comunità Emmanuel, Comunità di Sant’Egidio.
Sogni e giovani in primo piano. “Perché i sogni possono fallire, ma i sogni condivisi e collettivi sono più forti dei sogni individuali… La pandemia ha ulteriormente messo ai margini della società i giovani e i più fragili e se la pandemia ha fatto emergere l’aumento dei casi di ragazzi con disturbo psichiatrico, il ricorso immediato alle cure farmacologiche è sembrato agli esperti del settore e a molti genitori il rimedio a tutti i mali, ‘una pillola per ogni ferita interiore’. La sensazione però è che il ritardo più grave i nostri ragazzi lo stiano accumulando proprio nell’area relazionale… i giovani devono dunque diventare una priorità politica nazionale”.
Per il “Tavolo Ecclesiale Dipendenze”, cinque gli aspetti essenziali su cui intervenire.
- Riscrivere immediatamente, in modo condiviso con tutti gli attori del sistema, il modello di intervento, ricostruendo i luoghi del confronto, iniziando dalla Conferenza Nazionale sulle Droghe attesa ormai da più di 11 anni.
- Ricostruire al più presto i luoghi della relazione per e con i nostri giovani, garantendo sin da subito percorsi educativi strutturati e in presenza, capaci di restituire ai ragazzi, almeno in parte, il tempo perduto.
- Accompagnare le famiglie, supportandole per attraversare questo periodo d’ombra caratterizzato dalla mancanza di certezze e quindi di incapacità a fornire risposte educative coerenti ai nostri figli.
- Fornire adeguato accompagnamento e sostengo alle strutture educative specialistiche, diurne e residenziali, che si occupano di minori con dipendenze, con problemi comportamentali e con patologie psichiatriche, che in questa fase hanno dovuto approntare, nel silenzio e nell’abbandono generale, percorsi educativi-riabilitativi capaci di tenere conto delle mutate esigenze e dell’emergenza sanitaria, prevedendo, prevenendo, le possibili fasi successive.
- Sviluppare in modo diffuso una qualificata rete di prossimità nei luoghi del consumo, dell’abuso della dipendenza con équipe territoriali capaci di ascolto, counseling, accoglienza e presa in carico precoce, cosa peraltro stabilita nei Livelli essenziali di assistenza, ma ancora disattesa nel nostro Paese.
Marco Sirotti, Coordinatore Area Dipendenze Patologiche Modena e Bologna
La Giornata contro l’abuso e il traffico illecito di droghe si presta anche come occasione per fare il punto su servizi e strutture CEIS rivolti alle dipendenze e per evidenziare alcuni aspetti salienti relativi all’appello del “Tavolo Ecclesiale Dipendenze”.
“I servizi CEIS hanno assicurato una risposta costante in questi mesi di emergenza sanitaria: in termini di operatività, accoglienza e sicurezza – sottolinea Marco Sirotti -. Una funzionalità piena a cui si è aggiunta, progressivamente, la ripresa delle attività dei servizi ambulatoriali e dei gruppi, in modalità mista. Così come il servizio di drop in, semiresidenziale, a Modena, non si è mai interrotto. Siamo stati così in grado di soddisfare le richieste di inserimento, anche utilizzando al meglio la creatività per riorganizzare gli spazi di cui siamo dotati. L’appello del ‘Tavolo Ecclesiale Dipendenze’ assume un rilievo particolare in questo periodo: i giovani sono la priorità. È importante ragionare in termini di prossimità, prevenzione e residenzialità. Rafforzare le relazioni, avvicinarsi al loro mondo, a partire dalla scuola, garantire loro il necessario periodo di contenimento e protezione in caso di dipendenze acclarate. La residenzialità è fondamentale in un processo educativo che porti i giovani alla risocializzazione. Non si può ridurre tutto alla medicina. La tossicodipendenza non si cura semplicemente togliendo la sostanza, il cui utilizzo è sintomo di qualcosa di più profondo e che riguarda la parte emozionale ed affettiva. Il centro della cura sono le relazioni e il contesto della persona, a partire dalla famiglia. La pandemia ci ha dunque insegnato quanto siano importanti le relazioni, preziose e indispensabili nel processo di cura. E questo vale per tutti, ma in particolare per i giovani. Un intervento precoce è preventivo e assicura protezione, e consentirà un percorso più semplice in futuro”.