“Qui si fa un ‘lavoro di sartoria’: fine, delicato, di precisione. Tante le azioni messe in campo: dall’alfabetizzazione emotiva dei ragazzi al sostegno del giovane eremita sociale – hikikomori – che si auto-incarcera nella sua camera, all’accompagnamento di adolescenti che a seguito di una violenza subita in famiglia reagiscono con azioni aggressive. Siamo psicologi ed educatori, per ogni ospite c’è un progetto personalizzato. Ti racconto la storia di T…” (iniziale di fantasia a tutela della privacy).
Simona Broccoletti è responsabile di “Eureka”, Comunità integrata CEIS per minori nel cuore di Bologna. Inaugurata nel 2019, “Eureka” risponde alle richieste di accoglienza, da parte dei servizi sociali e delle neuropsichiatrie dell’infanzia e dell’adolescenza territoriali, relative ad adolescenti compromessi sul piano psicologico e comportamentale, con atteggiamenti provocatori, oppositivi o depressivi e figure genitoriali disfunzionali. Un pezzetto del sistema di accoglienza e tutela minori, capace di riattivare negli ospiti traiettorie di vita positive e di cura.
“Le comunità integrate non sono tante – racconta Simona – ospitiamo nove ragazzi, maschi, dai 13 ai 18 anni, con attualmente anche un ultra ventenne e due ultra diciottenni in deroga, che vengono accompagnati nel completare il loro percorso. Ogni progetto è ‘cucito’ addosso al singolo ragazzo, stiamo nella relazione con loro in ogni minuto della giornata, in ogni fase che possano attraversare. Quattro le costanti: 1) li accogliamo, li facciamo sentire accettati e liberi di esprimersi; 2) li prendiamo per mano e attraversiamo con loro anche i momenti critici; 3) ci interroghiamo insieme a loro su come gestire la nuova crisi quando arriverà, consapevoli che arriverà; 4) lavoriamo in costante contatto con i servizi invianti e con le famiglie, che teniamo sempre agganciate per lavorare sulle modalità relazionali, al fine di garantire al progetto la più alta probabilità possibile di riuscita”.
Accompagnati, ma anche autonomi, in determinate circostanze gli ospiti fanno vita sociale in Quartiere, i ragazzi sono coinvolti in molteplici attività. Laboratori ed esperienze esterne: di recente al Corno alle Scale, a Firenze e Pisa. Hanno compilato una lista dei desideri e delle mete preferite, vengono coinvolti nelle scelte.
La storia di T., entrato ad “Eureka” a 16 anni e oggi ultra diciottenne, raccontata assieme a Sara, operatrice che ben conosce il ragazzo, è emblematica di ciò che è la comunità, dell’importanza e del valore di ciò che fa, per rispondere ai bisogni, purtroppo crescenti, di giovani complessi con situazioni familiari di assoluta difficoltà.
La storia di T.
“T. arriva da noi per decreto del Tribunale dei minorenni. Papà aggressivo, che c’è stato poco e male, che latita ancora adesso. Madre eterna bambina, fragile, è lei che si appoggia a T. Figure adulte disfunzionali, che rispetto al figlio assumono l’atteggiamento di chi ha ricevuto un pacco Amazon difettato e lo rivuole riparato. T. entra ad ‘Eureka’ molto arrabbiato, con difficoltà relazionali dovute anche al fatto di essere stato vittima di atti di bullismo. In casa il nonno lo chiama ‘handicappato’. Non si fida degli adulti, li vede come l’autorità cui ribellarsi. Sempre e comunque: siano essi legati alla famiglia, alla scuola, alle forze dell’ordine, a chiunque si può incontrare per strada. In struttura trova adulti che stanno in relazione con lui dandogli risposte diverse”.
“Disturbante, provocatorio, aggressivo, a ‘Eureka’ T. comincia una vita differente. Oggi frequenta la scuola e ha un’abilità come falegname con pochi eguali. Purtroppo talvolta ricade in momenti di down in cui si appiattisce e diventa apatico. È ancora arrabbiato ma si sfoga scrivendo racconti, componendo canzoni e poesie, disegnando. Da noi T. ha attivato un percorso introspettivo e di consapevolezza molto significativo, supportato anche dalla psicoterapeuta e dal neuropsichiatra della struttura. Con grandi risultati: nei momenti di ‘buona’ è iperattivo, frequenta la parrocchia, fa sport, si prende cura di sé, fa volontariato. È stato molto bravo a chiedere aiuto. In precedenza, quando non tollerava una frustrazione o era attraversato da un pensiero incongruo a quello che considerava il suo benessere ideale, cambiava totalmente e tirava cazzotti, non solo metaforicamente; nella sua ricerca identitaria, provava ad identificarsi come delinquente. Ora, invece, si immagina un futuro che sia diverso dal carcere. Ha maturato una consapevolezza stupefacente se comparata alla situazione familiare. ‘Eureka’ l’ha sostenuto, tirato fisicamente giù dal letto e vestito quando serviva, l’ha accompagnato in questo percorso di consapevolezza, consentendogli di sperimentare e facendo sentire la costante presenza di adulti al suo fianco”.
“Abbiamo visto il suo potenziale, l’abbiamo stimolato e contenuto. Eureka per lui e per tutti i ragazzi come T. è un porto sicuro e tranquillo, dove potersi esprimere senza essere giudicati. Accogliamo, diamo regole, indirizziamo, accompagniamo, sosteniamo, ironizziamo quando serve. I ragazzi si sentono accettati e non stigmatizzati anche rispetto alle cose strambe che possono desiderare e fare. Sono accuditi ma sanno che ci sono dei limiti, non possono permettersi di tutto. T. si rappresentava come deviante, in realtà è un ragazzo dolce, fragile, sensibile. Ha ‘costruito la piramide di Cheope’, se guardiamo al suo percorso, ma a causa della scarsa autostima tende a non valorizzare quello che fa. Adesso compila quotidianamente un ‘quaderno dell’autostima’. È passato dalla rabbia agìta a quella verbalizzata, messa a fuoco, cantata, disegnata e scritta. Un altro passo del suo percorso virtuoso”.