“Le persone che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), così come i loro familiari, non hanno dubbi: per il mantenimento delle relazioni, anche di cura, per la prevenzione e per la promozione di nuove modalità di intervento, internet è ‘utile’ e ‘molto utile’ per l’85% dei partecipanti alla ricerca. Il mondo online viene infatti percepito come un luogo dove è possibile trovare le informazioni sulla malattia, sulle difficoltà psicologiche e alimentari del momento e sulle modalità con le quali gestirle. Questo vale anche per la risposta ai bisogni affettivo-relazionali di contatto e di condivisione. Complessivamente, parliamo di un universo di quasi 3 milioni di persone in Italia affette da DCA, e dunque potenzialmente interessate, con un sensibile aumento di casi durante il lockdown”.
Dati, analisi e proposte si ritrovano nella recente ricerca “I Disturbi del Comportamento Alimentare ai tempi del Covid 19”, promossa dal Gruppo CEIS e a cura della dottoressa Elisa Bisagni, psicologa e psicoterapeuta. L’elaborazione dei dati – 241 risposte valide ai questionari diffusi nel periodo maggio-settembre 2020 attraverso social-network, mailing-list, newsletter e altri canali utilizzati da associazioni e professionisti – è avvenuta in collaborazione con l’Ufficio Ricerca e Sviluppo del CEIS, coordinato dal prof. Krzysztof Szadejko.
“Siamo soddisfatti per il numero e la qualità delle risposte – commenta la dottoressa Bisagni -. La ricerca partiva dal presupposto che l’emergenza sanitaria legata al Covid 19 potesse avere un impatto ancor più significativo sulle persone più vulnerabili a causa di pregresse psicopatologie, come nel caso di coloro che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare. Per questi soggetti e per i loro familiari si è reso necessario individuare nuove strategie di contatto, per proseguire la presa in carico e per definire nuove modalità di cura. Grazie ad internet, alle nuove tecnologie e alle diverse piattaforme online è stato possibile mantenere rapporti interpersonali sia con il personale curante e con i professionisti della salute, sia con i propri cari. Questa ricerca nasce peraltro in continuità con il lavoro presentato all’interno del libro “Pro-Ana. Trasupporto online e psicopatologia: nuove sfide terapeutiche”. Ora, anche in virtù dei risultati, possiamo pensare di fare un importante passo in avanti”.
I siti dei professionisti (o presunti tali), quelli che parlano di alimentazione, dieta, fitness, ma anche di come gestire il proprio tempo e di come sentirsi meno soli, sono oggi i più seguiti dalle persone che soffrono di DCA.
“Gli obiettivi dell’indagine erano proprio quelli di valutare la percezione dei soggetti con DCA e dei familiari rispetto all’utilità di internet nella gestione del disturbo e nel mantenimento delle relazioni, anche di cura. E, in secondo luogo, di comprendere più approfonditamente i bisogni dei soggetti con DCA e dei familiari per progettare nuove modalità di aiuto. In entrambi i casi le risposte e i risultati appaiono estremamente significativi”. Ancora la dottoressa Bisagni: “Emerge il bisogno di trovare, anche in rete, professionisti competenti e persone che vivono le medesime difficoltà con cui confrontarsi in maniera positiva. Ciò che colpisce è come l’attuale offerta non sia in grado di rispondere adeguatamente a tali richieste. Occorre dunque trovare luoghi e formule comunicative adeguate a dare risposta ai bisogni di cura, affettivi e relazionali, affinché gli utenti non cerchino le risposte a queste necessità all’interno di spazi online inadeguati e addirittura potenzialmente pericolosi, come ad esempio gli ambienti Pro-Ana. Occorre riprogettare questi spazi online, creando una proposta innovativa, più efficace delle singole app o pagine web e la parcellizzazione territoriale. L’idea è quella di creare una piattaforma online gestita dagli esperti del settore, che coinvolga diverse realtà dell’intero territorio italiano (associazioni, strutture, enti e singoli professionisti) e che, soprattutto, sappia sfruttare le caratteristiche più accattivanti e funzionali del web. Così che le persone con DCA e i familiari possano trovare adeguato aiuto fornito dagli esperti, riducendo, quindi, la possibilità di imbattersi in informazioni, consigli e spazi virtuali inadeguati o addirittura dannosi”.
Paolo Chierchia, psicologo, direttore clinico della Residenza In Volo (CEIS). “La nostra partecipazione alla ricerca è stata alimentata anche dall’esigenza di aver ancora più chiari i sentieri da percorrere per la riabilitazione e cura dei DCA. I dati emersi evidenziano dei bisogni molto chiari, legati soprattutto all’esigenza di avere supporto ed orientamenti da parte di professionisti esperti sul tema. Nei nostri percorsi residenziali sono esigenze che si sono manifestate molto chiaramente nel corso degli anni. Questo ci ha portato a curare attentamente il coinvolgimento familiare e l’educazione ad un uso critico dei social e degli strumenti di comunicazione. Per quanto riguarda le famiglie, abbiamo creato momenti strutturati e continui di psico-educazione e coinvolgimento attivo, coltivando l’idea che il sistema famiglia è una risorsa preziosa per avviare e portare a termine un percorso riabilitativo. Oltre ai gruppi psico-educazionali manualizzati, abbiamo proposto percorso familiari e la partecipazione a gruppi di auto-aiuto per soli genitori. L’emergenza Covid-19 ha reso necessario l’utilizzo di strumenti alternativi per mantenere attivi i nostri momenti. Allora, pur di non interrompere il gruppo abbiamo collegato il computer alla tv e reso così possibile la partecipazione dei genitori da casa tramite l’online. La risposta è stata importante. Pur a distanza, abbiamo ritrovato presto il calore della condivisione e l’attenzione per ogni tema proposto. Anche per le nostre ospiti è stato utile avere strumenti di comunicazione alternativi per comunicare con i loro cari. Il maggiore utilizzo di pc e smartphone è stata l’opportunità di avvicinarsi ai parenti e agli amici, ma anche un’occasione per sperimentarne un uso funzionale”.
Maddalena Patrizia Cappelletto, presidente Coordinamento Nazionale Disturbi Alimentari. “Come Coordinamento abbiamo con gioia sponsorizzato questa ricerca non solo perché promossa da uno dei nostri soci fondatori, la Fondazione CEIS, ma soprattutto perché abbiamo sperimentato direttamente in questo periodo l’importanza della rete quale strumento d’aiuto e di sostegno. Quasi tutte le nostre associazioni hanno continuato in questi mesi, con uno sforzo rilevante, a sostenere i familiari di ragazze e ragazzi affetti da DCA con gruppi di auto-aiuto e ascolto individuale, utilizzando le più svariate piattaforme a disposizione. Abbiamo riscontrato un grande interesse e un sincero apprezzamento da parte delle famiglie, che spesso si sono sentite lasciate sole dai servizi. In questi mesi di lockdown troppe sono state le morti di ragazze anoressiche, rese ancora più fragili da questo forzato isolamento. Da sempre crediamo nell’importanza di creare sinergia tra servizio pubblico, professionisti, associazioni, famigliari, realtà e servizi privati accreditati: speriamo davvero si possa migliorare la capacità del ‘sistema’ di dare risposte chiare e professionali alle famiglie e alle persone affette da DCA, e sfruttare le potenzialità che la tecnologia ci offre per essere loro vicini”.