Cosa fa davvero la differenza in un percorso terapeutico?

Cosa fa la differenza? Quando un percorso terapeutico è davvero efficace o, al contrario, perché viene abbandonato? Operatori e pazienti, assieme, possono dare risposte, stimolare riflessioni, indicare strade. È il caso del progetto “European Therapeutic Community” ETC (Comunità Terapeutica Europea) e finanziato nell’ambito del programma Erasmus+.

Uno degli scopi del progetto è stato quello di indagare l’opinione dei pazienti del Gruppo CEIS e del Centro Monar di Gaudynki sulla cessazione anticipata della terapia legata al recupero dalla tossicodipendenza.

Si è indagato sull’analisi dell’efficacia del percorso terapeutico e sulle ragioni che portano all’interruzione della terapia, con anche l’obiettivo di cercare informazioni sull’attuazione di misure correttive e raccomandazioni per il problema diagnosticato.

Il questionario, che ha suscitato anche l’attenzione della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, è stato creato in parte con la collaborazione dei pazienti, in particolare sulle motivazioni del precoce abbandono, e quindi dall’Ufficio Ricerca CEIS. 226 le persone partecipanti: 66 operatori, 53 italiani e 10 polacchi; 163 utenti, 76 italiani e 87 polacchi.

I risultati sono stati analizzati da diversi specialisti, tra cui Krzysztof Szadejko, Responsabile Ufficio Ricerca e Sviluppo Fondazione CEIS.

Un’analisi innovativa e dettagliata, è stata presentata agli operatori delle due organizzazioni e discussa alla Conferenza internazionale di chiusura del progetto nel mese di settembre a Ełk in Polonia quindi, agli inizi del mese di ottobre, alla Conferenza ISBP 2021 (International Society for Bonding Psychotherapy) “Torniamo in contatto”, a cura della Fondazione Progetto Uomo di Belluno.

“Tra i principali obiettivi dell’indagine – sottolinea Krzysztof Szadejko – la creazione e la convalida di un questionario di valutazione del percorso terapeutico secondo un modello integrale (BPSCE) e che ha interessato le seguenti aree: biologica, psicologica, sociologica, culturale, esistenziale. Numerosi gli aspetti di rilievo. Come sottolineato sia dagli operatori che dai pazienti, il motivo essenziale dell’abbandono del percorso terapeutico è legato al desiderio incontrollabile, impossibile da arginare, di assumere sostanze. Quindi le difficoltà che talvolta si presentano nei rapporti con i compagni e nell’accettare il ruolo degli operatori. Emerge chiaramente e con forza il tema della fiducia nel percorso e negli stessi operatori. Chi arriva, all’inizio del percorso terapeutico mostra un alto grado di sfiducia. Ma il tempo e i benefici legati al soggiorno in comunità terapeutica cambiano, in tanti, consapevolezza e prospettiva. Ed è poi evidente come l’atteggiamento del terapeuta influenzi l’efficacia complessiva del percorso”.

“Viene confermata l’importanza di monitorare l’efficacia dei percorsi terapeutici dei nostri utenti – conclude Krzysztof Szadejko -. Grazie al progetto europeo abbiamo uno strumento pronto all’uso per poterlo fare. In estrema sintesi, possiamo affermare come dalle analisi sia emerso che generalmente gli utenti sono soddisfatti dell’efficacia del percorso terapeutico, che li aiuta a cambiare le loro priorità, a elaborare le emozioni, ad avere una maggiore fiducia in sé stessi, a essere più affidabili e ad apprezzare la vita”.