È la prima struttura del genere, solo femminile, aperta dal CEIS nell’ambito delle dipendenze. Un’esperienza unica e innovativa non solamente in Emilia-Romagna, ma a livello nazionale (esiste una comunità analoga soltanto in Veneto). Operativa da questi primi giorni di settembre, si chiama Artemisia, in onore alla grande pittrice del Seicento Artemisia Gentileschi, che riuscì a proporre elementi figurativi inediti e all’avanguardia in un mondo, quello della pittura, prettamente maschile. Ammirata da Caravaggio, che ne difese sempre l’opera quando fu criticata e ostacolata, fu inoltre protagonista di un famoso processo per stupro nella Roma papalina, cosa che già poco dopo la morte la innalzò al ruolo di femminista ante litteram, perennemente in lotta con l’altro sesso e capace di incarnare in maniera emblematica il desiderio delle donne di affermarsi nella società.
Artemisia è una comunità terapeutica riabilitativa per donne dipendenti da sostanze affette anche da patologie psichiatriche (doppia diagnosi), sia adulte che minorenni (dai 16 anni). Con sede a Villanova di Modena, occupa un’ala della bella e funzionale struttura che ospita anche Gen-Z, comunità per persone adolescenti e giovani adulte con disagio psicologico e relazionale. Aperta senza soluzione di continuità, può ospitare fino a 15 ragazze per un periodo di 12 mesi di percorso terapeutico più 6 di sostegno al reinserimento. Possono accedere alla struttura donne dipendenti da sostanze con grave disturbo di personalità in carico al SerdDP e al Servizio di Salute Mentale o dalla Neuropsichiatria e Servizio Sociale Minori nel caso in cui la persona sia appunto minorenne. Il rientro sul territorio viene quindi concordato con i servizi invianti in funzione del “progetto individualizzato” e del raggiungimento degli obiettivi di cura.
Marco Sirotti, coordinatore Area Dipendenze Patologiche Gruppo CEIS. “Finalmente! Artemisia è un progetto che nasce dall’analisi di un fabbisogno che riguarda la cura di donne con dipendenza affette da gravi disturbi di personalità. Già studi europei di qualche anno fa sottolineavano ‘la notevole problematicità di approccio da parte dei servizi socio-sanitari e dei loro operatori nei confronti delle donne tossicodipendenti, connotati da una capacità di risposta scarsamente rispondente ai bisogni delle utenti, alla quale in alcune situazioni si accompagnano persistenti vissuti di discriminazione’. Da qui è nata la necessità di fornire un contesto adeguato di cura per donne e ragazze minorenni che necessitavano di un intervento multidisciplinare, altamente specialistico, in un ambiente che potesse tener conto delle specificità individuali e che lavorasse sulle peculiarità di genere e le valorizzasse. È un progetto che ci è molto caro e che ha incontrato subito la convinta approvazione dei SerdDP di tutta la regione, i quali hanno definito il servizio di Artemisia valido per l’intero territorio emiliano-romagnolo. Sono inoltre particolarmente soddisfatto perché l’Area delle Dipendenze Patologiche CEIS di Modena presenta ora, con questa apertura, una vasta e completa gamma di servizi che vanno dalla bassissima soglia all’altissima specializzazione, offrendo percorsi di cura per ogni tipologia di fragilità e sofferenza”.
Sara Ferrari è la direttrice di Artemisia: “L’obiettivo che ci spinge è ‘risaltare il genere femminile’, dare risposte positive e di autonomia a 360° per le ragazze e le donne che ospitiamo: sotto l’aspetto terapeutico, fisico e psicologico. L’idea che ci guida è quella di creare un luogo in cui si possa esprimere e ricostruire l’identità di genere secondo le specifiche peculiarità di ciascuno, in un lavoro terapeutico che riesca a ricucire la storia personale individuale, la storia famigliare, aiutando le donne a prendersi cura di sé, del proprio corpo, della propria sessualità, sciogliendo i nodi problematici sul versante tossicomanico, famigliare ed affettivo. La presenza di figure professionali ad alta specializzazione consente di intervenire in modo appropriato con le persone sofferenti, spesso con grave disturbo borderline, che hanno trovato nelle sostanze un’automedicazione efficace. Seguendo il modello dello ‘stepped care’, il percorso si suddivide nelle tre fasi di: Inserimento, Trattamento e Sostegno all’autonomia. L’intervento si articola attraverso l’utilizzo di diversi approcci psicoterapeutici (approccio integrato e modello bio-psico sociale) e lo psicodramma per poter affrontare da una parte il controllo degli impulsi e dall’altro l’adeguata espressione emotiva dei propri vissuti”.
Con Artemisia si rafforza quindi l’attenzione del CEIS sul territorio regionale nei confronti del genere femminile con i vari servizi sia di carattere terapeutico come la comunità per mamme tossicodipendenti “Casa Mimosa” e i gruppi di auto aiuto per donne con dipendenza affettiva; di carattere sociale come le comunità madre bambino “Piccola Città” e “Giardino dell’ospitalità” o marcatamente assistenziali come il servizio di accoglienza notturno femminile “Cento Lune” o il progetto di uscita dalla tratta “Oltre la strada”.