Adolescenti, famiglie, scuole: il positivo bilancio del “Progetto Tu.To.R” contro il ritiro sociale

“Un aiuto a superare le mie paure e a diventare più forte mentalmente”. “Un sostegno educativo e relazionale estremamente positivo all’interno dell’intero percorso terapeutico”. Un ragazzo e un genitore così commentano dinamiche e risultati del “Progetto Tu.To.R”, promosso dal Comune di Modena in collaborazione con il CEIS, e avviato a novembre 2021 in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19.

Dodici gli adolescenti coinvolti, un crescente e significativo rapporto con istituti e famiglie, una serie di attività durante il periodo scolastico ed estivo senza soluzione di continuità. Per dare risposte a un’emergenza – quella del rischio esclusione, di ritiro scolastico e sociale – in costante aumento tra i giovani in questi anni di pandemia.

“Ragazzi eremiti” li definisce qualcuno, accostandoli agli “hikikomori” giapponesi, costantemente immersi in un mondo virtuale, auto-isolati dalla realtà, avulsi da amicizie, doveri e divertimenti quotidiani.

Il progetto è coordinato da Giulia Sirotti, psicologa e psicoterapeuta, dell’Area Persona del Ceis.

Il progetto ‘Tu.To.R (Tuned to Reality)’, in un’ottica preventiva e psico-educativa – sottolinea Giulia Sirotti – si propone principalmente di promuovere il benessere psico-sociale in adolescenti e preadolescenti considerati a rischio di ritiro sociale e scolastico. Parliamo di interventi educativi a sostegno e in favore dello sviluppo di abilità sociali e di competenze personali e relazionali, in continuità con gli interventi messi in atto dal servizio sanitario”.

“Tu.To.R” coinvolge dunque ragazze e ragazzi di età compresa tra i 12 e i 19 anni residenti nel Comune di Modena, inviati dai servizi, dalle scuole o su richiesta delle famiglie. Gli interventi sono graduali, gli strumenti, le modalità e le tempistiche sono differenti, individuate sulla base degli specifici bisogni emersi.

“Si costruisce prima una relazione operatore-ragazzo all’interno del domicilio, quindi si procede attraverso azioni individuali e di gruppo, di progressivo accompagnamento al di fuori del contesto virtuale e domestico in cui l’adolescente si è ritirato – prosegue Sirotti -. Le attività prevedono il potenziamento della frequenza scolastica, gruppi di studio, laboratori, la frequentazione di associazioni e realtà sportive dove sviluppare competenze pratiche, sociali e relazionali”.

In questi mesi, poi, funziona “E-STATE con Tu.To.R”: piani di studio per far fronte ai compiti delle vacanze e recuperare eventuali debiti formativi; uscite all’Informagiovani e al Planetario di Modena, gite nella natura (Parco fluviale di Marano, Cascate del Bucamante), altre attività di gruppo.

Ancora Sirotti: “I progressi in questo anno si sono visti chiaramente, sia dal punto di vista scolastico che della socializzazione. I ragazzi, accettando la mediazione dell’operatore, gradualmente tornano in aula e si raccontano a professori e compagni di classe, parlando dei timori e delle difficoltà con rinnovato coraggio. Si lasciano aiutare, pur chiedendo di rallentare quando le richieste diventano insostenibili per loro, dichiarano di non sentire il giudizio e per questo di riuscire ad esprimersi con maggiore libertà”.

Come sempre accade con il CEIS, la collaborazione e il coinvolgimento delle famiglie sono essenziali. Ci si confronta, si programmano attività, si partecipa ai gruppi di auto aiuto.

“Diversi familiari hanno definito questo progetto essenziale – conclude Giulia Sirotti – e sperano in un suo potenziamento. Hanno visto i loro figli tornare a scuola e riprendere contatti con alcuni amici come non accadeva da tempo e segnalano in generale una buona affezione nei confronti dell’operatore di riferimento. I servizi sociali e sanitari ci chiedono di poter prendere in carico anche utenti/pazienti residenti fuori Modena ed i professori di partecipare alla vita scolastica con maggiori indicazioni circa le strategie da utilizzare per agevolarne la presenza in classe. Per il futuro ci aspettiamo di potenziare il progetto coinvolgendo maggiormente i familiari attraverso interventi co-programmati con il Centro per le famiglie di Modena e il progetto Ri.So dell’Asl di Modena. Intendiamo, inoltre, progettare delle attività di gruppo di tipo laboratoriale incentrate sul ‘fare’ che prevedano anche progetti di educazione base al lavoro attraverso la collaborazione con Aziende di agricoltura sociale e non solo”.