Telemaco e gli altri progetti scolastici che nel parmense interessano 5000 persone

I progetti scolastici sono ormai ripresi a pieno regime. Da oltre 20 anni Fondazione CEIS, grazie alla professionalità e all’esperienza del Centro Studi Orizzonte, promuove nel territorio parmense i propri progetti di prevenzione che includono punti d’ascolto scolastici, azioni formative e laboratoriali per classi o gruppi di docenti o genitori, eventi pubblici. La finalità principale è contribuire alla promozione del benessere di tutte le persone che “abitano” la scuola, a partire naturalmente dai giovani, nel loro percorso formativo ed evolutivo, fino al supporto degli adulti-educatori.

Ogni anno i progetti consentono di incontrare più di 5.000 persone, tra studenti, docenti e genitori, per un impegno che è arrivato a superare le 3.500 ore nell’anno scolastico passato, mentre l’anno appena iniziato si prospetta ancora più impegnativo e sfidante, alla luce dei finanziamenti del PNRR di cui molte scuole potranno usufruire.

Il Centro Studi è una continua “officina” di idee, progetti macro e micro, raccolta e analisi di sollecitazioni e richieste di aiuto, realizzazione di interventi, materiali, prodotti visibili e… invisibili, presenza e attenzione al territorio, paziente tessitura di reti e relazioni, risposte che vanno dalla prevenzione secondaria alla promozione del benessere.

Tra i tanti progetti proposti in questi anni di presenza nelle scuole, uno dei maggiormente duraturi e significativi è il Progetto Telemaco, che ha coinvolto, nel tempo, numerosi Istituti comprensivi della provincia.

 

Il Progetto Telemaco

Mitologico figlio di Ulisse e Penelope, Telemaco è “colui che combatte da lontano”, adolescente che si attiva per diventare protagonista del suo destino e recuperare il rapporto con un padre lontano. Da qui il nome del progetto, a simboleggiare una ricchezza di significati. “Combattere da lontano” è il senso di ogni atto di prevenzione, volto a stimolare azioni ed interventi che evitino l’insorgere di motivi di disagio e disorientamento educativo e rinforzino relazioni positive tra pari e con gli adulti.

 

Le narrazioni dei ragazzi e delle ragazze

“Tanti anni di presenza e di lavoro insieme alla scuola, di incontri e di dialogo con ragazze e ragazzi del territorio hanno offerto un osservatorio privilegiato e ravvicinato, in grado cogliere alcuni cambiamenti più o meno evidenti, ma anche aspetti che si ripropongono similmente per ogni generazione”, spiega Cristina Adravanti, coordinatrice équipe Centro Studi e Consulenze Fondazione CEIS.

“I temi ricorrenti delle loro narrazioni restituiscono con evidenza, le fatiche, le preoccupazioni, le delusioni derivanti dalle dinamiche relazionali con i propri coetanei, ovvero tutte le emozioni che accompagnano i preadolescenti nel loro ingresso sul palcoscenico sociale mentre, contrariamente al pensiero di molti, le conflittualità con gli adulti spesso restano sullo sfondo. Quando poi le narrazioni riguardano le dinamiche familiari, il carico di sofferenza è molto più significativo, in particolar modo se deriva dalla separazione avvenuta, ancora in atto, o anche solo temuta, dei propri genitori; questa condizione dolorosa determina nei minori reazioni molto diverse: rabbia (soprattutto verso il genitore ritenuto maggiore responsabile della rottura della relazione), chiusura e sfiducia, oppure assunzione di maggiori responsabilità come tentativo salvifico della famiglia (“faccio il/la bravo/a così magari non litigano…”)”.

 

L’impatto dell’era digitale

Ancora Adravanti: “Lo scenario che si presenta è dunque molto variegato e, naturalmente, risente anche dei continui e rapidi cambiamenti che attraversano la nostra società. Infatti con l’era digitale le regole della comunicazione sono cambiate e molti aspetti caratterizzanti le dinamiche relazionali tra pari si estendono, si ampliano, si reinterpretano on line. Chi pensa che internet sia un luogo ‘freddo’ e che le relazioni che lì si instaurano siano prive di sentimento si sbaglia, i ragazzi dicono che molte delle relazioni virtuali non sono distaccate e asettiche. La comunicazione mediata da sms e chat rende più facile dirsi molte cose, toglie dall’imbarazzo e annulla molti scrupoli nell’essere espliciti, spingendo talvolta oltre i limiti del rispetto. Dall’altra parte, quando si tratta di sentimenti, la “rete” espone i ragazzi al rischio di perdere molte sfumature emozionali che solo una comunicazione diretta e personale può dare”.

L’educazione al digitale è pertanto al centro dell’attenzione del mondo adulto (docenti e genitori più responsabili) ed è stata e continua ad essere oggetto di molti interventi del CEIS in ambito scolastico, rivolti sia agli studenti, sia ai genitori, dovendosi misurare con sempre nuovi fenomeni ed applicazioni. Dalla prevenzione al bullismo e/o all’uso di sostanze, che ha caratterizzato gli anni ‘90 e inizi del 2000, oggi sempre di più si cerca di informare e sensibilizzare contro il più subdolo fenomeno del cyberbullismo, spesso concausa della chiusura e del ritiro sociale di tanti adolescenti, e di prevenire possibili forme di dipendenza tecnologica.

“Gli attuali pre-adolescenti, pur essendo maggiormente informati, rispetto alle precedenti generazioni, rispetto ai rischi dell’on line, continuano a trovarsi coinvolti in situazioni spiacevoli derivanti dall’utilizzo improprio o ingenuo soprattutto di social e messaggistica istantanea – conclude Adravanti -. Va purtroppo evidenziato però che anche molti adulti non sono esenti da questi comportamenti, quando, ad esempio, utilizzano in modo inappropriato le chat scolastiche sia tra genitori, sia, (ed è molto peggio da un punto di vista pedagogico), introducendosi in quelle dei figli. Ne consegue che ruoli e livelli educativi non sono più riconoscibili e rispettati. Il rapporto controverso con i dispositivi tecnologici e le loro numerose applicazioni si è rivelato invece strategico, anche per il nostro progetto, nei difficili mesi interessati dal covid e dalla conseguente chiusura delle scuole, soprattutto per rispondere all’improvviso incremento di richieste di aiuto da parte di genitori e docenti, disorientati e preoccupati anche per la difficoltà di gestire spazi e attività, domestiche e scolastiche, non più separati; con i ragazzi e le ragazze preadolescenti invece il dialogo mediato dai dispositivi è risultato più difficile, sia per difficoltà tecniche, sia per mancanza, talvolta, di una sufficiente privacy nel contesto domestico”.

“Nel periodo attuale, col ritorno alla normalità, ovvero agli incontri e ai colloqui in presenza con i ragazzi e le ragazze (mentre, dopo la ‘scoperta’ dei collegamenti a distanza, i genitori ora tendono a privilegiare questa modalità, più compatibile con la loro organizzazione quotidiana), ai temi già noti se ne aggiungono tuttavia di nuovi, che, come adulti-educatori, ci interrogano e ci sollecitano. I preadolescenti di oggi appaiono spesso insicuri e chiedono aiuto su come affrontare e gestire le loro piccole-grandi sfide che vivono con particolare ansia; ma l’ansia, in tutte le sue possibili sfumature, ci sembra l’emozione predominante purtroppo anche da parte del mondo adulto, che ha affrontato una pandemia mondiale, cui però è seguita, incredibilmente, una guerra, che abbiamo percepito molto vicina, cui ora se ne aggiunge un’altra violenta e spietata, e contemporaneamente, proprio i giovani e i giovanissimi stanno chiedendo di tutelare il pianeta e la natura. Davanti a questi scenari drammatici non deve stupirci la difficoltà, o la non volontà, di guardare al futuro che, con i loro mille differenti modi, i ragazzi e le ragazze ci stanno dicendo; la sfida cui noi adulti, nei nostri diversi ruoli e con i nostri diversi strumenti, siamo chiamati oggi ad affrontare è quella di offrire motivazione e speranza per un futuro possibile, ancora tutto da scrivere. Ma necessariamente insieme”.