I servizi e le strutture del Gruppo CEIS proseguono nella loro quotidianità, facendo fronte alle rinnovate attività e alle perduranti inedite situazioni imposte dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Ma come procede il lavoro? Lo abbiamo chiesto ai responsabili delle diverse Aree.
Marco Sirotti, Coordinatore Area Dipendenze Patologiche Modena e Bologna
I servizi sono operativi, le richieste di accoglienza costanti, la sicurezza degli operatori garantita. Le attività residenziali, 5 a Modena 2 a Bologna, sono tutte pienamente funzionanti. Abbiamo dovuto sospendere solo i servizi ambulatoriali e i gruppi, sostituendoli con le videoconferenze per le dipendenze affettive e le tossicodipendenze, e attivando colloqui individuali via skype per coloro che partecipavano ai gruppi per il gioco d’azzardo. Il servizio di drop in, semiresidenziale, si è spostato dalla struttura alle zone “calde” della città di Modena, ma non si è mai interrotto. Pensiamo di allargare ulteriormente, nei prossimi giorni, le attività legate alle videoconferenze. Le richieste di inserimenti, come detto, sono state numerose e sinora siamo stati in grado di soddisfarle creando una lista di attesa per esigenze di quarantena preventiva. Seguendo le direttive regionali, a volte anticipandole e trovando conferma dalle decisioni prese dai servizi pubblici, abbiamo creato le “camere di isolamento fiduciario” e tutti coloro che sono entrati dopo lo scoppio della pandemia hanno trascorso 14 giorni in isolamento. Nessuna attività, dunque, è stata fermata, anzi utilizzando al meglio la creatività abbiamo riorganizzato gli spazi e utilizzato appieno le numerose e preziose zone verdi, cortili e giardini, di cui le nostre strutture sono dotate. Le attività oggi si svolgono nella piena sicurezza per gli operatori, tutti dotati dei presìdi necessari, dalle mascherine ai gel disinfettanti fino ai camici usa e getta.
Andrea Cavani, Coordinatore Area Dipendenze Patologiche Parma
L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha aggiunto ulteriore complessità al nostro mondo già complesso, una struttura residenziale dove convivono progettualità altamente diversificate: un modulo COD-Centro Osservazione e Diagnosi, un percorso specialistico per alcolisti, un percorso terapeutico riabilitativo “tradizionale” e il progetto Maggiolino dedicato a minori con problemi di uso/abuso di sostanze stupefacenti e condotte comportamentali a rischio. Quello che si temeva di più era la possibile reazione degli adolescenti a questo stravolgimento delle abitudini di vita e le potenziali conseguenti difficoltà di gestione. Una sorpresa! In linea con la risposta della maggior parte degli adolescenti del mondo, stanno dimostrando una capacità di adattamento e resilienza straordinaria. Non possono più ricevere le visite dei genitori, andare a scuola, in palestra, agli allenamenti di calcio, ma questa situazione, paradossalmente, li ha allineati a tutti i loro coetanei fuori, non sono più quelli diversi, con i limiti e le regole della comunità. È plausibile che la modificazione della gestione della quotidianità resa necessaria dall’attuale situazione di emergenza sanitaria (organizzazione differente dell’équipe, minore apertura verso l’esterno della comunità) sia vissuta come l’opportunità di un contenimento in un contesto maggiormente stabile, organizzato e prevedibile dove – forse con maggiore chiarezza e intensità – è possibile percepire anche la dimensione di affettività positiva, valorizzazione individuale e fiducia che in famiglia o in precedenti percorsi non aveva avuto la possibilità di emergere con tale forza e senza interferenze.
Rosa Bolzon, Coordinatore Area Socio Assistenziale Bologna, Modena e Parma
Siamo stati costretti a chiudere i due servizi Spazi Anziani a Modena, ma abbiamo mantenuto quotidianamente contatti telefonici con tutti gli ospiti. Gli anziani gradiscono molto queste chiamate che li fanno sentire meno isolati… Nelle strutture più “esposte” per la tipologia degli ospiti portatori di diverse patologie, Casa Padre Marella a Bologna e Casa San Lazzaro a Modena, dopo un primo periodo di ansia e preoccupazione legata alla fragilità delle persone, alle notizie discordanti e ai dpi mancanti (un ordine di mascherine a noi destinato al confine francese è stato dirottato), tutto è proceduto senza particolari problemi. Abbiamo anche qui, come in tutte le comunità, attivato “camere di isolamento fiduciario”. Le tutele messe in campo stanno funzionando anche in un’altra situazione complessa come il centro notturno Le Cento Lune per donne con bambini in emergenza abitativa a Parma. Ugualmente anche nella comunità per Disturbi del Comportamento Alimentare In Volo abbiamo continuato con impegno e fatica a garantire il lavoro, come pure le assistenze all’interno dell’ospedale per le situazioni critiche. Complessivamente siamo rimasti positivamente sorpresi dalle risposte dei nostri ospiti, che hanno molti problemi di disadattamento, psichiatrici e di comportamento deviante. A parte pochi casi, tutti si sono mostrati partecipi, hanno chiesto di essere informati e hanno rispettato le regole. Restano al sicuro senza particolari ansie, il che testimonia che hanno risorse inaspettate e reazioni positive alle difficoltà che tutti stiamo vivendo. Speriamo comunque che questa situazione di reclusione non si debba protrarre per molto tempo. Ci tengo infine a sottolineare come alcuni operatori di Casa Marella e La Barca, di fronte all’eventualità di dover trascorrere la quarantena chiusi in comunità nel caso si fossero presentati casi di contagio all’interno, si sono dimostrati disponibili a rimanere in servizio 24 ore su 24. Un’esemplare testimonianza di attaccamento al lavoro e di solidarietà dimostrato dai nostri dipendenti a favore delle persone disagiate.
Alessio Costetti, Coordinatore Area Minori Modena e Parma
I servizi residenziali per minori sono tutti in attività. La risposta delle ragazze e dei ragazzi, e parliamo di un centinaio di adolescenti ospitati in sette strutture, di cui due Case Famiglia, è stata ottima. Così come l’attività degli operatori procede all’insegna di una grande partecipazione e una riconosciuta professionalità. Siamo stati costretti a chiudere due Centri Diurni, uno per ragazzi delle elementari e l’altro per le medie, a Modena, ma stiamo ragionando con l’amministrazione comunale su come intervenire nell’immediato futuro. Le nostre strutture sono dotate di ampie aree esterne e i ragazzi ne usufruiscono appieno. Abbiamo riscoperto giochi “antichi” come tennis da tavolo e play station. Gli educatori proseguono nel loro lavoro, svolgiamo colloqui via web e siamo diventati esperti di tecnologie prima sconosciute. Tutte le misure di sicurezza sono in atto e gli operatori dotati di ogni presidio sanitario. Siamo rimasti positivamente sorpresi dalle reazioni dei ragazzi, i minorenni di solito sono molto più esuberanti e reattivi, non soltanto gli stranieri non accompagnati ma anche gli italiani. Eppure nessuno si lamenta, nessuno chiede di uscire. A tutti, da chi frequenta le scuole medie alle superiori, è stato garantito da subito di proseguire con le lezioni scolastiche. E anche questo aspetto è davvero apprezzato.
Martina Bottazzi, Coordinatrice Area Minori Bologna
Oltre centocinquanta ragazzi nelle strutture CEIS del bolognese: educatori e ospiti sono tutti “sul pezzo” sin dallo scoppio dell’emergenza sanitaria. Sono cambiate, ovviamente, le modalità di rapporto, ma nessuno si è tirato indietro e la quotidianità, pur differente dal solito, procede con sufficiente serenità. Gli educatori stanno garantendo la massima disponibilità; i ragazzi, compresi i minori stranieri, hanno recepito l’importanza di rimanere a casa per salvaguardare la salute. Siamo in grado di garantire lezioni scolastiche, la fruizione di molteplici attività per trascorrere il tempo libero, dove presenti sfruttiamo gli spazi aperti. Anche noi siano siamo rimasti piacevolmente stupiti dalla risposta davvero matura e responsabile dei minori. Molte relazioni si sono addirittura evolute e solidificate in virtù di questa “vicinanza” forzata.
Fabrizio Costa – Coordinatore Area Migranti Adulti Modena
Ospitiamo 75 migranti in diverse strutture d’accoglienza: 35 a Casa Martignana, sede di riferimento anche per gli operatori, gli altri in residenze più piccole dislocate nella provincia modenese. Provengono dall’Africa Occidentale, la maggioranza, e dal Pakistan. Tutti in attesa di risposta alle richieste di riconoscimento di protezione umanitaria. La consegna di restare nelle strutture e di proteggersi è stata rispettata e non si sono registrati problemi di salute. È chiaro che questo periodo di sospensione delle loro pratiche, che si aggiunge a tempistiche burocratiche normalmente non snelle, accrescono l’incertezza e il disagio. A ciò si aggiunge la preoccupazione legata al forzato stop delle attività lavorative. Le modalità di rapportarsi tra operatori e migranti sono di necessità cambiate, in particolare per quanto riguarda le visite e la comunicazione. Ma l’interazione e la collaborazione proseguono; ci si sente soprattutto via telefono ma mancano molto, a noi e ai migranti, i momenti di confronto diretto. L’esigenza di socializzazione è assai sentita e contiamo si possa riprendere una quotidianità di gruppo quanto prima.