Eureka, la nostra comunità di aneddoti e alchimie

Gli ospiti: un undicenne, un dodicenne, un ragazzo di 15 anni, altri quattro minorenni. L’équipe: undici educatori (compresi una responsabile coadiuvata da un vice), sotto la supervisione di Martina Bottazzi, coordinatrice CEIS dell’Area Minori nel bolognese.

È questo il “ritratto” di “Eureka”, Comunità educativa integrata per minori nel cuore di Bologna, nello stesso edificio di via Massarenti che accoglie la Casa alloggio per malati di Aids “Padre Marella”.

Giandomenico Pumilia, dal 2018 al CEIS, il più “vecchio” del gruppo educatori con i suoi 44 anni, di cui venti spesi nelle cooperative sociali in quattro regioni italiane, non ha dubbi: “Siamo riusciti a costruire una famiglia. Aperta a nuovi ingressi e preparata alle buone partenze. Tutto questo in soli dieci mesi. Educatori e adolescenti con disturbi di tipo psicologico e sociale, potremmo dire anche grazie al lockdown, sono divenuti sempre più coesi e tra di loro in continua comunicazione e contaminazione. Quello che da subito ci è stato naturale e istintivo fare è creare un ambiente accogliente, un clima rassicurante, un solido rapporto di fiducia, trasformare la comunità in un rifugio dove difendersi dalle paure temporaneamente lasciate fuori dalla porta per permettere loro di studiarle, metabolizzarle e sconfiggerle guardandole dalle finestre della comunità. Tutte queste alchimie spesso, ai genitori, non riusciamo a spiegarle e, quando ci proviamo, loro ci guardano strani, perché ci osservano indicare qualcosa che ai loro occhi è impercettibile ma che di fatto è l’essenza del nostro lavoro o quantomeno ne è propedeutico. Ecco, riflettendo, mi viene in mente che probabilmente su un immaginario mandato del mio corregionale Archimede la nostra comunità si candida a ‘fabbrica di aneddoti e alchimie’…”.

Sono giorni intensi, questi ad “Eureka”. Torna la scuola, “con i più piccoli che non ne vorrebbero sapere e i più grandi che la vedono come nuove possibilità di socializzazione”, l’iperattività dei ragazzi deve trovare momenti di sfogo – “uno l’abbiamo portato anche a fare arrampicata” – e la quotidianità non è mai semplice.

La comunità “Eureka” infatti, risponde alle richieste di accoglienza, da parte dei servizi sociali e sanitari e del Centro di Giustizia Minorile, relative ad adolescenti sempre più compromessi sul piano psicologico e comportamentale, con atteggiamenti provocatori e oppositivi o depressivi legati all’assenza di figure genitoriali autorevoli e trascuranti, o al fallimento adottivo.

La comunità vuole essere un pezzetto del sistema di accoglienza e tutela minori, capace di riattivare negli ospiti traiettorie di vita positive e di cura, onde evitare la cronicizzazione del disagio nel sistema degli adulti.

La gestione dell’immobile è a cura della Cooperativa CEIS ARTE, ente consorziato al Gruppo CEIS.

“Il nostro nome – sottolinea Giandomenico – di fatto è un’esclamazione celebre, anche se omettiamo il punto esclamativo per comodità, e senza farci particolarmente caso è diventata la bussola del nostro lavoro. In questa comunità educativa integrata accogliamo ragazzini, con un ventaglio di peculiarità che tengono alla larga la noia, in un melting pot dal ricco assortimento umano. Dalla musica ai videogiochi, dai manga sino alla conoscenza degli interessi più profondi e nascosti di questi ragazzi, per me ogni giorno è un arricchimento personale. I mesi di chiusura in comunità causa Coronavirus, che destavano in noi preoccupazioni, sono passati in maniera relativamente semplice. I ragazzi non hanno sofferto particolarmente, in quanto avvezzi al ritiro sociale. Ora sta esplodendo la loro fisicità, il desiderio di rapportarsi con altri, del gioco, di fare nuove esperienze. Vedremo come reagiranno ai nuovi percorsi scolastici, per loro ovviamente più ‘leggeri’ rispetto ai coetanei. L’aspetto più straordinario è assistere, ogni giorno, alla crescita, ai cambiamenti macroscopici che avvengono in ciascuno di loro. Dopo sei mesi di lontananza, i referenti dei servizi sociali cominciano finalmente a incontrare in presenza i ragazzi, e sono rimasti strabiliati dai cambiamenti. È la conferma delle loro qualità e della efficacia del nostro lavoro. Che ci rende tutti orgogliosi”.