padre Giovanni Mengoli*
Come Consorzio Gruppo CEIS assieme alla FICT (Federazione Italiana Comunità terapeutiche) esprimiamo preoccupazione in merito alla vicenda sui presunti abusi e affidi irregolari di bambini in Emilia e siamo contrariati dalla strumentalizzazione dei media e del mondo politico su un argomento così delicato. Ad essere sotto inchiesta sono singole persone e determinati enti, ma non può essere tutto il sistema di tutela dei minori che vivono situazioni di disagio.
Riteniamo l’affido uno strumento ancora molto prezioso e da salvaguardare perché garantisce ai minori che vivono in contesti difficili, di poter ritrovare ambienti di vita più favorevoli, continuando a mantenere i rapporti con la propria famiglia di origine, condizione che resta molto importante per lo sviluppo psicofisico dei bambini.
Chiediamo alle istituzioni di “non fare di tutta un’erba un fascio”: rigore nel punire singoli illeciti ed abusi, ma salvaguardia verso un sistema di welfare che è a favore del bene dei minori e che resta un modello per tanti Stati del mondo. Non “gettiamo fango” verso coloro che, sia nel pubblico che nel privato sociale, esercitano con serietà la loro professionalità!
Per questo crediamo che occorra crescere nella fiducia reciproca e nel rispetto di tutti i ruoli della filiera che concorre alla tutela dei minori: genitori, scuola ed altre agenzie educative, servizi sociali e sanitari, Tribunale e procura dei Minori, comunità per minori, case famiglia e famiglie affidatarie, consapevoli che ognuno è chiamato a fare il suo pezzo per il bene dei bambini e dei ragazzi.
Il Governo deve favorire politiche a sostegno della famiglia come primo nucleo della società, da tutelare e rinforzare, specialmente in tutte quelle situazioni di precarietà e fragilità dove la capacità genitoriale è compromessa e i figli rischiano di crescere in ambienti non educanti.
Ribadiamo con forza che non si allontanano i minori da una famiglia solo per problematiche economiche, perché i servizi sociali hanno altri strumenti, certamente meno costosi, per sostenere i nuclei con disagio economico. Questo concetto deve arrivare a tutte le famiglie, in modo da avvicinarle alle istituzioni pubbliche, specialmente quelle con maggiori difficoltà, in modo che possano anche domandare aiuto agli enti preposti senza la paura di essere giudicate e che vengano portati loro via i figli. Il serio pericolo che cogliamo legato ai fatti di Bibiano è che si crei nel Paese, intorno alle istituzioni preposte, un clima di sfiducia, con il rischio di omertà anche di fronte a fatti gravi e che, per il supremo bene del minore, devono essere denunciati.
Il recente caso della ragazzina di 14 anni che, senza consapevolezza dei genitori, durante un accesso al Pronto Soccorso è stata trovata positiva all’uso della cocaina, deve interrogare tutto il Paese sul disagio che vivono i nostri giovani. E’ necessario mettere in campo tutti gli interventi di prevenzione a sostegno di un’adolescenza che sta diventato sempre più complicata.
*Presidente Consorzio Gruppo CEIS
Coordinatore Rete tematica “MINORI” della FICT