“Don Mimmo” cardinale: motivo di soddisfazione e orgoglio anche per noi del CEIS

Che monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli dal 2020, per tutti “don Mimmo”, si appresti ad essere nominato cardinale, è per noi del CEIS motivo di soddisfazione e orgoglio. L’impegno sociale a fianco dei più fragili, quello condiviso con la FICT di cui è stato presidente nazionale dal 2006 al 2015, ci accomunano nel percorso.

“Don Mimmo” sarà tra i 21 i nuovi cardinali che riceveranno la berretta rossa nel Concistoro del prossimo 7 dicembre. “Sento come mio dovere anche in questo nuovo incarico – ha dichiarato – portare con me le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i sud del mondo, sud esistenziali e non solo geografici! Diventare cardinale non è un privilegio ma una responsabilità, che possiamo condividere nella misura in cui cammineremo insieme, sentendoci servi gli uni degli altri!”.

La figura pastorale di “don Mimmo” si è sempre caratterizzata per l’impegno a favore dei giovani, degli emarginati e dei tossicodipendenti in particolare. Dal 1992 al 2016 guidando il “Centro Calabrese di Solidarietà”, struttura legata alle Comunità Terapeutiche della Federazione Italiana Comunità terapeutiche (FICT) di cui è stato appunto presidente nazionale dal 2006 al 2015.

Al momento di “salutare” le FICT, a fine mandato le parole di “Don Mimmo” ancora una volta hanno lasciato il segno: “È stato un cammino lungo dieci anni che molto mi ha dato e molto mi ha chiesto e che tanti segni mi lascia in questo momento. Il più grande bilancio positivo di questa esperienza è stato proprio il nostro continuare ad ‘esserci’, nonostante tutto. Nonostante gli anni della crisi, le trasformazioni continue del mondo della tossicodipendenza, le difficoltà economiche e organizzative sempre maggiori, abbiamo saputo e voluto ‘esserci’. Nel tempo, nelle strade, con gli altri. Tante altre istantanee mi riportano alla mente e nel cuore i miei incontri nei Centri, i viaggi nel corpo della Federazione, nel quotidiano di quel nostro esserci e soprattutto, in questo album di ricordi ideale, pagine e pagine sono piene dei volti dei ragazzi che in ogni Comunità in cui sono stato ho voluto incontrare. Sono stati quei volti la forza di questo andare, il motore di ogni impegno, l’antidoto alla stanchezza, ai momenti di fatica e, a volte, di scoraggiamento. Altre immagini mi riportano agli incontri con le belle risorse della nostra Federazione, alle attività delle reti, forze vive e ricchezza incommensurabile, ai progetti ed ai sogni da costruire e mettere in piedi, ai nuovi occhi con cui abbiamo provato a guardare questo nostro tempo. Se, al termine di questo pezzo di strada, posso lasciare a tutti voi una consegna, vorrei fosse questa: non abbiate mai paura di puntare in alto. Noi sappiamo che l’amore c’è, che la giustizia c’è, che la solidarietà c’è. Così come siamo certi che il Regno c’è. Beato chi avrà occhi penetranti per saperlo vedere anche in questo mondo difficile. Beato chi ha orecchi aperti per intendere quella chiamata che si fa inquietudine. Scoprirà che anche quando il viaggio è faticoso ci sono oasi di riposo; quando è deserto ci sono pozzi di acqua fresca data in dono. Se avremo quel briciolo di fede che sa spostare anche le montagne, sapremo vedere e riconoscere le cose nuove…”.