Centro Studi di Parma: “Così abbiamo raccolto le preoccupazioni di docenti e genitori”

La principale attività del Centro Studi e Consulenze Orizzonte di Parma del Gruppo CEIS consiste nella realizzazione di progetti di promozione del benessere in ambito scolastico – oltre alla gestione di uno spazio di consulenza psicologica presso la propria sede (“Zona Franca”) e di accoglienza e sostegno per familiari di giocatori d’azzardo patologici (“Scommetti su di te”) – rivolti a tutta la provincia di Parma.

“Per questo anno scolastico avevamo messo in campo ben 27 progetti, per quasi 3000 ore di attività – spiega la Coordinatrice Cristina Adravanti -. Proposte per Istituti comprensivi (alcuni con più sedi e con svariati progetti) e scuole secondarie di secondo grado. Parliamo di spazi d’ascolto individuali e di attività laboratoriali per gruppi-classe, docenti e genitori. Complessivamente erano interessate 5 scuole secondarie di secondo grado e 13 di primo grado, 10 scuole primarie e 8 dell’infanzia. Purtroppo, la chiusura degli istituti scolastici causata dall’emergenza COVID-19 ha costretto ad una interruzione repentina e drastica di tutti i progetti in corso, alcuni nel pieno della loro funzionalità, altri non ancora attivati perché programmati dal mese di marzo in avanti”.

“La sensazione collettiva in quei primi momenti è stata di smarrimento e preoccupazione diffusa. Tuttavia si è sempre cercato di mantenere un dialogo attivo e aperto con i dirigenti e i referenti scolastici, sia nell’intento di offrire la nostra vicinanza alle realtà scolastiche in una fase così critica e dolorosa, sia per comprendere come dare una possibile continuità al nostro lavoro. Abbiamo dunque convertito alcune progettualità in modalità on line, apprendendo l’utilizzo delle piattaforme presenti nelle scuole. Fin dalle prime settimane di marzo tutti gli spazio d’ascolto sia per studenti che per docenti e genitori sono stati riproposti a distanza, offrendo la possibilità di colloqui telefonici, in videochiamata o tramite messaggistica. L’opportunità è stata colta tuttavia solo da una parte dei precedenti fruitori (circa 30 tra studenti e adulti), poiché parlare di sé attraverso uno schermo per molti risultava difficile, sia dal punto di vista emotivo, sia perché la presenza di altri familiari spesso non consentiva la necessaria privacy”.

In alcune realtà scolastiche hanno avuto un buon riscontro le proposte di incontri a distanza rivolti a genitori, soprattutto mamme con figli piccoli. “Mamme on line”, conversazioni sull’essere genitori nel periodo della quarantena, ha visto la partecipazione di circa 50 persone. Ai “gruppi classe” delle scuole secondarie di primo grado per confrontarsi sui vissuti durante la quarantena e paure e desideri per il prossimo futuro hanno aderito 23 gruppi/sottogruppi-classe, coinvolgendo circa 150 studenti con i loro insegnanti. Una cinquantina, inoltre, i docenti che si sono interfacciati con il Centro Studi Orizzonte per condividere vissuti, fatiche e prospettive dell’anno scolastico.

“Nella pagina Facebook Centro Studi Orizzonte è possibile oggi rivedere alcuni nostri contributi, scritti o videoregistrati, per lo più richiesti da scuole o enti locali, per grandi e piccini: dalle narrazioni di fiabe alle ‘narrazioni di quarantena’, fino alle ‘Pillole semiserie di psicologia nell’era del sottosopra’. Va sottolineato – prosegue Cristina Adravanti – come durante i tanti confronti abbiamo spesso ascoltato e raccolto la stanchezza e la fatica da parte dei docenti che hanno dovuto familiarizzare con una strumentazione tecnologica nuova per molti, riorganizzare i contenuti, dedicando tantissimo tempo a questa operazione (stando collegati anche 8-10 ore al giorno) e al contempo cercare personalmente i singoli studenti per non rischiare di perdere nessuno (obiettivo non sempre raggiunto, poiché alcuni studenti non sono riusciti a connettersi quasi mai). I genitori, soprattutto le mamme dei bambini della scuola dell’Infanzia e delle scuole primarie, appaiono affaticati per essersi dovuti accollare un doppio/triplo ruolo (insegnanti, animatori, allenatori, ecc…), ma anche preoccupati per le ripercussioni psicologiche che questo arresto forzato dell’esperienza scolastica potrà avere sui loro figli, soprattutto nello sviluppo delle competenze relazionali e di socializzazione, nonché nel contenimento dell’ansia del contagio. I più in ansia sono i genitori dei bambini che dovranno affrontare il primo anno di scuola dell’Infanzia o primaria, passaggio al quale non si sono potuti preparare e che non sanno ancora come avverrà”.

“I ragazzi hanno dato risposte più variegate. Inizialmente si sono sentiti spaesati e spaventati rispetto al lavoro scolastico; ora sicuramente la quasi totalità auspica di tornare in classe per il desiderio del contatto reale con i compagni e anche con i docenti e per recuperare una routine con un tempo scuola definito e distinto dal tempo domestico e dal tempo libero. La tecnologia è stata per loro una opportunità straordinaria, non solo per dare continuità allo studio, ma anche per mantenere vive le relazioni con i pari e avere opportunità di svago e distrazione (con video, musica ecc.). Per molti la quarantena è stata una significativa opportunità di recuperare tempo, dialogo e vicinanza con la propria famiglia e la casa è vissuta come luogo sicuro, dal quale hanno ancora un po’ timore ad allontanarsi. Molto diversa invece la situazione per quei ragazzi – fortunatamente una minoranza – che vivono in contesti familiari problematici e case anguste, per loro la quarantena ha significato sofferenza, rabbia, frustrazione ed essi desiderano fortemente e più di altri tornare ad uscire e riprendere la loro vita e le loro relazioni extrafamiliari. Le prospettive per il rientro a scuola a settembre sono ancora piuttosto confuse, ma io e i miei colleghi, che ringrazio per la costante creatività e collaborazione, ci stiamo dedicando a rielaborare le nostre progettualità, per affrontare il prossimo anno con tutte le complessità e le differenti modalità didattiche che si potranno presentare, auspicando di tornare quanto prima ad incontrare dal vivo i visi, gli sguardi e i sorrisi dei ragazzi e degli adulti che li accompagnano”.