“Artemisia funziona, volersi bene qui è possibile e noi ragazze ci sentiamo a casa”

“Un nuovo organo, un piccolo cuore che finalmente batte per me. E adesso scelgo la strada più lunga. Nonostante la paura che provo, la scelgo lo stesso. Perché per la prima volta in vita mia so che è ciò che ho sempre meritato”. Veronika parla con voce ferma e occhi lucidi. Ospite di Artemisia, la nuova comunità terapeutica riabilitativa del Gruppo CEIS di Modena dedicata a donne con dipendenze da sostanze e patologie psichiatriche, racconta pubblicamente e anche davanti alle telecamere un percorso che da buio si fa luce. “Volersi bene non è una cosa scontata – dice – ma qui ho capito che è possibile. Artemisia funziona, e vorrei dirlo a tutte le donne che entreranno da queste porte: abbiate pazienza, abbiate fiducia. È possibile cambiare la propria vita.”

Accanto a lei Nada, un’altra ospite che descrive Artemisia con una sola parola: casa. “Era da anni che non riuscivo a girare la ruota a mio favore – racconta -. Anni tra dipendenze affettive violente, sostanze e fughe da ogni luogo in cui cercavo pace. Poi è arrivata Artemisia. Qui esploro la mia natura curiosa che non sapevo più gestire. È un posto che mi ha accolto, dove sono finalmente me stessa. Ogni giorno in cui mi mancavo… addio. E benvenuta, Artemisia.”

Le loro storie sono lo specchio del senso profondo della nuova struttura, ufficialmente inaugurata a Villanova di Modena, presso Villa Messerotti-Benvenuti, in via Morello Confine. Artemisia è la prima comunità residenziale femminile del CEIS, rivolta a donne adulte e minorenni (dai 16 anni), unica nel suo genere in Emilia-Romagna.

Il nome è un omaggio ad Artemisia Gentileschi, pittrice rivoluzionaria del Seicento, simbolo di emancipazione e forza femminile. E proprio come lei, questa comunità vuole essere uno spazio di rinascita, autodeterminazione e libertà.

Artemisia può ospitare fino a 15 ragazze per un periodo di 10 mesi di percorso terapeutico più 6 di sostegno all’autonomia. Possono accedere alla struttura donne dipendenti da sostanze con fragilità psichiatriche e\o disturbo di personalità in carico al SerdDP e al Servizio di Salute Mentale o alla Neuropsichiatria e Servizio Sociale Minori nel caso in cui la persona sia appunto minorenne. Il rientro sul territorio viene quindi concordato con i servizi invianti in funzione del “progetto individualizzato” e del raggiungimento degli obiettivi di cura.

Padre Giuliano Stenico, presidente della Fondazione CEIS, nel corso dell’inaugurazione ha evidenziato come “Artemisia nasce dall’attenzione costante che il CEIS rivolge alle nuove forme di disagio e vulnerabilità, con risposte innovative costruite insieme al Servizio Pubblico, grazie all’esperienza e alla sperimentazione maturate negli anni. E qui risalta appieno il senso della ‘bellezza’ nel senso più ampio: del luogo, delle persone, delle risposte ai bisogni.”

Per la dott.ssa Chiara Gabrielli, Direttrice del Programma Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Modena, “Artemisia è una struttura specialistica a doppia valenza, per le dipendenze e per le donne. Ambienti accoglienti e ricchi di bellezza come questi sono parte integrante della cura. Come AUSL siamo dunque orgogliosi di aver fortemente voluto e di avere contribuito all’apertura di Artemisia. Nella cura delle dipendenze patologiche, infatti, sappiamo quanto sia importante garantire risposte attente al genere in tutti i servizi: dai servizi domiciliari e di prossimità a quelli ambulatoriali, alle strutture residenziali e semiresidenziali”.

Marco Sirotti, coordinatore dell’Area Dipendenze Patologiche CEIS, ha parlato di un progetto nato da un bisogno regionale, subito riconosciuto dai SerD di tutta l’Emilia-Romagna. “Artemisia risponde alla necessità di fornire un contesto adeguato di cura per donne e ragazze minorenni che necessitavano di un intervento multidisciplinare, altamente specialistico, in un ambiente che potesse tener conto delle specificità individuali, sulle peculiarità di genere e le valorizzasse. È un progetto che ci è molto caro anche perché l’Area delle Dipendenze Patologiche CEIS di Modena presenta ora una vasta e completa gamma di servizi che vanno dalla bassa soglia all’alta specializzazione, offrendo percorsi di cura per ogni tipologia di fragilità e sofferenza”.

Sara Ferrari, direttrice della comunità, ha sottolineato: “L’obiettivo fondante è ‘risaltare il genere femminile’, dare risposte positive e di autonomia a 360° per le ragazze e le donne che ospitiamo: sotto l’aspetto psicologico, educativo, emotivo e fisico. L’idea che ci guida è quella di creare un luogo ‘sicuro’ in cui si possa esprimere e ricostruire l’identità di genere secondo le specifiche peculiarità di ciascuno: attraverso un lavoro terapeutico che riesca a ripercorrere la storia personale individuale, la storia famigliare, aiutando le donne a regolare gli impulsivi e l’emotività, a prendersi cura di sé, del proprio corpo, della propria sessualità. Scoprendo e sciogliendo i nodi problematici sul versante tossicomanico, famigliare ed affettivo-relazionale. La presenza di figure professionali ad alta specializzazione consente di offrire alle nostre ospiti, che presentano fragilità psichiatriche e\o disturbi di personalità e che hanno trovato nelle sostanze un’automedicazione efficace; un percorso terapeutico intensivo. Seguendo il modello dello ‘stepped care’, il percorso si suddivide nelle fasi di: Inserimento, Trattamento e Sostegno all’autonomia. L’intervento è caratterizzato da un approccio psicoterapico integrato: propone gruppi terapeutici specifici (DBT, Psicodramma e Gruppo Psicoanalitico), gruppi psico-educativi, colloqui individuali motivazionali e di psicoterapia”.