Zora: è operativa la nuova comunità integrata per ragazze con difficoltà psicologiche e relazionali

È ufficialmente operativa a Modena la comunità educativa integrata femminile Zora, nuova realtà del Gruppo CEIS nata per offrire accoglienza e percorsi riabilitativi a ragazze tra gli 11 e i 18 anni con problematiche psico-patologiche e relazionali. Situata nei pressi del Policlinico di Modena, in una zona ben servita da scuole, trasporti e servizi culturali, Zora si propone come comunità residenziale socio-sanitaria orientata alla costruzione di interventi educativi e terapeutici personalizzati e finalizzati ad individuare risorse e potenzialità delle minori accolte. Il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle famiglie d’origine, inevitabilmente coinvolte nel processo di cui il percorso comunitario fa parte, è parte integrante del progetto.

“Il nome Zora deriva dalla mitologia slava dove indica la divinità dell’aurora, ovvero il momento della giornata in cui, ciclicamente, il buio della notte lascia spazio al sorgere sole e, così facendo, diviene simbolo di rinascita, speranza e luce dopo l’oscurità – spiega Alessandra Golinelli, responsabile di Zora –. Lo stesso spirito anima la comunità, che si configura come un contesto protetto per sostenere e accompagnare le ospiti nel loro percorso di crescita e di cura. La comunità accoglie minori dagli 11 ai 18 anni di età che presentano rilevanti difficoltà psicologiche e relazionali e problemi del comportamento inviate dai Servizi Sociali, in stretta collaborazione con quelli di Neuropsichiatria Infantile. Le patologie psichiatriche manifestate dalle minori possono riguardare diverse aree, includendo eventuali esordi di disturbi di personalità, disturbi dell’umore o d’ansia e disturbi della condotta con comportamenti aggressivi auto e/o eterodiretti. Non è prevista invece l’accoglienza di ospiti con un uso attivo e clinicamente rilevante di sostanze stupefacenti. In tutti i casi, ciascun inserimento sarà concordato previa valutazione di compatibilità con la tipologia di struttura e con il gruppo di ospiti presente”.

La struttura, immersa in un ampio giardino, dispone di 9 posti letto in un edificio indipendente su due piani. Al piano terra si trovano gli spazi comuni: un ampio spazio ad uso refettorio, una cucina attrezzata, un’aula per laboratori e attività ricreative, una stanza accessibile con bagno per ospiti con disabilità e due uffici per il personale. Al piano superiore vi sono cinque camere singole e due doppie, tutte con servizi privati, oltre a spazi ricreativi e di servizio.

In comunità opera un’équipe multidisciplinare ed è previsto il coinvolgimento di maestri d’arte per laboratori espressivi, artistici o altre attività terapeutiche, così come di altri professionisti sanitari per consulenze dedicate.

“Il percorso delle minori durante il periodo di permanenza in struttura – spiega ancora Golinelli – si articola all’interno di un contesto di gruppo dove la persona, in uno spazio protetto e strutturato, ha la possibilità di confrontarsi con le proprie abilità, da intendersi innanzitutto come risorse per affrontare le proprie difficoltà. Attraverso la condivisione quotidiana con operatori e ospiti, la comunità offre la possibilità di riflettere sulla propria situazione personale e sulle proprie dinamiche affettive e relazionali, unita a quella di vivere esperienze utili al proprio processo evolutivo. L’approccio terapeutico ha origine all’interno di una cornice sistemica e si basa essenzialmente sulla relazione educativa: una presenza costante, autorevole e accogliente, capace di contenere e guidare le adolescenti nel loro percorso di vita che, anche durante il periodo di permanenza in comunità, si svolge all’interno di contesti diversi e variegati. Anche per questo, il lavoro con le famiglie di origine e il rapporto sinergico tra i professionisti della comunità e i servizi sociali e sanitari invianti rappresentano aspetti centrali del nostro lavoro”.

Gli obiettivi del percorso comunitario, quindi, sono molteplici: favorire l’inserimento di ciascuna ospite all’interno del gruppo, prevenire il peggioramento delle problematiche psico-patologiche, sviluppare consapevolezza e capacità riflessiva, potenziare competenze pratiche e relazionali, rafforzare l’autonomia e il senso di autostima, coinvolgere attivamente le famiglie nel percorso di cura e costruire insieme un progetto futuro.

“L’obiettivo finale – conclude Golinelli – è quello di accompagnare ogni ragazza verso un nuovo equilibrio personale, relazionale, emotivo e sociale, in una visione integrata che tenga conto della complessità delle loro storie e dell’ambiente in cui sono inserite.”