
“Mi ero isolata da tutto e da tutti. Restavo chiusa in camera, senza più parlare con nessuno. Dall’inizio del Covid non riuscivo più a vedere un futuro. Ma questo posto mi ha aperto un mondo. Per tutti noi è una casa.”
Con queste parole, una giovane ospite racconta cosa rappresenta per lei GEN-Z, la struttura semi-residenziale del CEIS dedicata ad adolescenti con fragilità psicologiche. Nei giorni scorsi la comunità ha festeggiato due anni di attività con una giornata aperta alla città: spettacoli, testimonianze, colori, volti. Una festa vera, piena di significati, in cui i protagonisti sono stati proprio loro: le ragazze e i ragazzi.
Tra gli interventi istituzionali, la dott.ssa Graziella Pirani, direttrice del Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza dell’AUSL di Modena, ha ricordato che nel solo 2024 quasi 11.000 minori sono stati presi in carico dal servizio, e tra questi 73 ragazzi hanno frequentato GEN-Z con percorsi personalizzati. “GEN-Z – ha sottolineato – è un progetto terapeutico e riabilitativo che previene l’accesso a servizi ospedalieri, sostiene le famiglie e mette al centro il benessere dei minori con fragilità psicologiche e relazionali.”
Padre Giuliano Stenico, presidente della Fondazione CEIS, ha evidenziato come l’obiettivo della struttura sia stato raggiunto: “Aiutare questi giovani nella definizione della loro identità, nel recupero dei legami sociali e scolastici, in una maggiore partecipazione alla vita familiare. È una soddisfazione vedere quanto questa esperienza stia portando frutti concreti.”

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Per Sabina Rosa, responsabile della comunità, “Le giovani che accedono alla struttura manifestano prevalentemente difficoltà nella regolazione emotiva e ansia sociale, spesso associate a ritiro sociale. I ragazzi, invece, evidenziano per lo più disturbi del comportamento o problematiche di tipo emotivo. Abbiamo iniziato il nostro cammino a novembre 2022 e inaugurato ufficialmente l’11 maggio 2023. Da allora, GEN-Z è attiva a pieno regime, offrendo risposte concrete a un’urgenza reale: la mancanza di luoghi adeguati per i minori con disturbi psico-patologici, dove possano essere accolti, sostenuti e aiutati a riattivare le proprie risorse. Grazie alla preziosa collaborazione con l’AUSL di Modena, GEN-Z è diventata un’esperienza unica nel suo genere, che mette al centro la persona, la ricostruzione delle relazioni, il reinserimento scolastico e l’interazione con il territorio. Il nostro approccio si fonda su principi come il contenimento relazionale, l’intervento psicosociale e la permeabilità con la comunità esterna. Questo mese di maggio è per noi un’occasione speciale per ‘raccontarci’: condividere con la città il percorso svolto, i traguardi raggiunti e l’impegno quotidiano di operatori, volontari, famiglie e soprattutto dei ragazzi e delle ragazze che ci affidano il loro cammino. La mostra Astrarte, allestita presso l’Istituto Toniolo, ne è un esempio concreto: i quadri, realizzati durante un laboratorio artistico condotto dall’operatore Davide Gelmuzzi, traducono in forme e colori le emozioni emerse ascoltando la musica, dando voce a sentimenti spesso difficili da esprimere con le parole. Un altro tassello di questo percorso è rappresentato dai murales inaugurati di recente nel cortile dell’ospedale di Pavullo, nati da riflessioni condivise sul tema della cura. Disegni artistici capaci di regalare ai pazienti e ai visitatori una ‘evasione’ leggera, creativa, bella. È una narrazione visiva che intreccia fragilità e forza, pensiero e gesto, territorio e vissuto personale. E infine, questa bella e riuscita festa di compleanno. Un momento di gioia, apertura e riconoscimento. GEN-Z è, prima di tutto, un luogo di socializzazione, non un contesto chiuso ma una finestra sempre aperta verso il mondo. Stiamo costruendo legami con musei, scuole, centri giovanili, associazioni. Il nostro obiettivo non è chiudere, ma riattivare: far sì che chi entra in questa comunità possa, un giorno, tornare a scegliere, a partecipare, a vivere appieno le possibilità che la vita e il territorio offrono”.
Un mondo, quello di GEN-Z, che ha preso vita anche attraverso l’arte. Durante la festa è stato presentato lo spettacolo Il nostro sogno di una notte di mezza estate, frutto del laboratorio teatrale guidato da Monica Varroni, Giorgio Incerti e Pier Matteo Fabbri: operatore e attore: “È stato un viaggio che attraversa il confine tra realtà e immaginazione: tra chi gioca a recitare e chi recita per vivere, tra compagnie disordinate e regni incantati, tra veri cortili assolati e boschi fatati. Il ‘nostro’ sogno di una notte di mezza estate, con cui abbiamo presentato al pubblico l’esito di un laboratorio che ci ha impegnati da settembre a oggi, è una libera interpretazione di un grande classico. Ma quell’aggettivo ‘nostro’ racconta molto di più: l’impegno e la fatica, le risate e i momenti di scoramento, e tutto ciò che ci ha portati, insieme, fino a qui”.