
Sono mesi intensi e significativi per il progetto “Crescere Nonostante”, promosso da CEIS A.R.T.E. finanziato nell’ambito del bando “Liberi di Crescere” e dedicato al sostegno dei minori con genitori detenuti attraverso percorsi educativi e di inclusione sociale. Le attività si sono progressivamente ampliate, dai seminari alla presa in carico territoriale, ai gruppi di sostegno per i genitori, fino ai laboratori di arte-terapia realizzati sia a Modena sia a Bologna.
Un’attenzione particolare è stata rivolta alla formazione, rivolta sia al personale della polizia penitenziaria che agli educatori. Gli incontri con gli agenti hanno affrontato tematiche fondamentali, come l’abuso di sostanze e la prevenzione, con l’obiettivo di fornire strumenti utili per il lavoro quotidiano e promuovere un approccio più consapevole e relazionale.
Parallelamente, si è sviluppato un importante percorso sull’educazione alla genitorialità in carcere, rivolto sia ai detenuti che agli agenti, reso possibile dalla collaborazione con il Provveditorato regionale e con l’Area pedagogica degli istituti penitenziari. Si tratta di un impegno condiviso, che mira a riconoscere e sostenere il ruolo educativo dei genitori detenuti, nonostante le evidenti difficoltà legate al contesto detentivo, e alla collaborazione necessaria da parte di chi negli istituti di pena svolge il proprio lavoro.
Lara Raguzzoni, psicologa e direttrice della comunità La Torre: “A Modena abbiamo incontrato le educatrici del carcere, a Bologna il confronto ha coinvolto anche agenti e operatori del sistema giudiziario minorile. Sono momenti di dialogo aperto in cui approfondiamo gli effetti delle sostanze e si risponde a domande che aiutano chi lavora in carcere a gestire situazioni potenzialmente critiche. Porto anche la voce dei ragazzi che arrivano in comunità: spesso sono smarriti, segnati dall’esperienza in carcere, dove la carenza di personale limita le possibilità di colloqui e relazioni con educatori. Vivono un sistema fondato su regole rigide, paura e diffidenza, molto lontano dai valori che proviamo a trasmettere: fiducia, responsabilità, visione. È un passaggio difficile per loro. Quello che mi ha colpito di più, però, è la condizione in cui si trovano a operare gli stessi agenti: pochi, spesso demotivati, consapevoli di non riuscire a fare quanto vorrebbero. Sentire il loro disagio raccontato con onestà e partecipazione, sia dagli agenti che dagli educatori, lascia un segno profondo”.
Francesca Borriello e Lucia De Benedetti, educatrici, seguono sia i gruppi con i genitori detenuti che la formazione per il personale penitenziario: “Abbiamo iniziato al Sant’Anna di Modena ad aprile e, da giugno, siamo attive anche a Bologna. I percorsi con i genitori prevedono un incontro settimanale per due anni. Attualmente lavoriamo con gruppi di 6-7 partecipanti, per un totale di circa 20 persone tra i due istituti. Gli incontri si svolgono negli spazi dell’Area pedagogica, affrontando temi particolarmente sentiti: permessi, colloqui con i figli, il significato della paternità e come esercitarla in un contesto in cui gli strumenti sono pochi, a volte nulli”.
“Cerchiamo anche di costruire insieme materiali – scritti, video – che i padri possano consegnare ai propri figli. L’obiettivo, sempre, è migliorare il benessere dei bambini, ma anche quello degli adulti. Alcuni ci dicono: ‘Se non avessimo i nostri figli fuori, cui pensare e dedicarci, non potremmo sopportare la realtà qui dentro e non sappiamo cosa ci potrebbe capitare…’. Il lavoro, tuttavia, non è esente da ostacoli. Ci confrontiamo spesso con difficoltà organizzative – aggiungono Borriello e De Benedetti – legate alla carenza di personale che possa supportare le attività in carcere. Ai gruppi di sostegno per i detenuti affianchiamo un percorso di formazione per gli agenti penitenziari, articolato in quattro incontri annuali. A Modena, al momento, abbiamo coinvolto educatori e psicologi; a Bologna è già iniziato il lavoro diretto con gli agenti. I contenuti sono coerenti nei due percorsi, pur adattandosi ai diversi ruoli: parliamo sempre di genitorialità e dell’importanza di mantenere vivi i legami affettivi. E la collaborazione degli agenti può fare davvero la differenza”.
Davide Nora, responsabile CEIS per il progetto, riassume la situazione attuale: “Abbiamo sottoscritto accordi triennali con UEPE Modena (Ufficio esecuzione penale esterna) e ULEPE Bologna (Ufficio inter-distrettuale) per la segnalazione e presa in carico dei nuclei con genitori in esecuzione esterna della pena. Il provveditorato ha supportato nella realizzazione dei percorsi di formazione interna agli istituti penitenziari e i comandanti di Polizia Penitenziaria (dott. Bertini per Modena e dott.ssa Nudo per Bologna) hanno manifestato una grande sensibilità rispetto ai temi proposti. Tale condizione ha permesso la realizzazione di due moduli formativi per ogni Istituto; partecipazione e interesse hanno poi stimolato confronti e dibattiti profondi. Le prese in carico territoriali dei minori, a fronte anche del lavoro capillare di tutti i partner, ha fatto registrare una forte accelerazione delle attività educative rivolte ai ragazzi destinatari del progetto. Ad oggi, mi sento di dire, siamo riusciti a creare la struttura portante dell’insieme del progetto con attività programmate e interventi specializzati sia nei contesti detentivi che territoriali. I servizi invianti, entrati anche loro nei processi di individuazione e presa in carico, si pongono come nodo determinante della rete attraverso un coinvolgimento costante e un monitoraggio frequente delle azioni proposte. Segno che le finalità del progetto garantiscono risposte concrete ai bisogni del target di riferimento e si integrano in modo sostanziale ai progetti personalizzati già esistenti. In questi mesi la sperimentazione del Protocollo di presa in carico e l’analisi dei bisogni dei destinatari, siano essi genitori o minori, sta facendo emergere l’efficienza e l’efficacia dell’agire quotidiano da parte degli operatori. Ad oggi, infatti, per ogni minore e/o nucleo preso in carico, viene garantito un pacchetto di azioni a disposizione delle persone coinvolte: uscite coi minori, supporto psicologico, gruppi di sostengo alla genitorialità, laboratori di arte-terapia e l’opportunità di utilizzare una dote educativa dedicata ad ogni minore”.