“Azzardomafie 2025”: in Emilia-Romagna spesi oltre 10 miliardi nel gioco d’azzardo. Le riflessioni del CEIS

Il nuovo rapporto “Azzardomafie 2025” di Libera e Gruppo Abele conferma che il gioco d’azzardo in Italia continua a crescere a ritmi preoccupanti. Nel 2024 la spesa complessiva ha raggiunto 157,4 miliardi di euro, un valore in aumento del 6,59% rispetto all’anno precedente.

Si tratta di un flusso economico imponente che, anziché generare benessere, produce dipendenza, indebitamento, vulnerabilità sociale e opportunità di infiltrazione per la criminalità organizzata. Il dossier evidenzia infatti come 147 clan mafiosi, censiti tra il 2010 e il 2024, siano oggi attivi nel settore del gioco legale e illegale, operando in 16 regioni e coinvolgendo 25 Procure Antimafia.

All’interno di questo scenario, l’Emilia-Romagna si colloca al sesto posto per volume complessivo di gioco, con oltre 10 miliardi di euro spesi nel 2024 tra gioco fisico e online. La regione registra una spesa media per abitante pari a 2.304 euro all’anno, una cifra che, pur inferiore rispetto alle regioni a più alta intensità di gioco, rimane comunque significativa e capace di incidere sul benessere economico e sociale delle famiglie.

Analizzando i dati città per città emerge in modo evidente la centralità di Bologna, dove in un anno sono stati giocati circa un miliardo di euro. Seguono Modena con 509 milioni, Reggio Emilia con 442 milioni, Parma con 387 milioni, Rimini con 380 milioni e Ravenna con 361 milioni. Piacenza si attesta a 302 milioni, mentre Forlì e Ferrara chiudono la graduatoria rispettivamente con 238 e 234 milioni.

Tuttavia, quando la spesa viene rapportata alla popolazione, la classifica si ribalta e mette in luce dinamiche territoriali più complesse. Piacenza diventa il capoluogo con il maggiore ammontare pro capite, raggiungendo i 2.918 euro per abitante; seguono Modena, Bologna, Reggio Emilia e Rimini, tutte oltre i 2.500 euro. Parma e Ravenna presentano dati leggermente inferiori, mentre Forlì e Ferrara risultano i territori con la spesa individuale più contenuta pur mantenendo livelli comunque significativi.

Il rapporto richiama inoltre l’attenzione sulle infiltrazioni criminali nel settore regionale dell’azzardo. In Emilia-Romagna risultano attivi almeno sette clan appartenenti a diverse organizzazioni mafiose, dalla camorra alla ’ndrangheta fino a Cosa Nostra. La storia giudiziaria recente del territorio dimostra quanto il settore sia vulnerabile, come dimostrato dal caso Femia e dall’operazione “Black Monkey”, che ha fatto emergere una rete strutturata di gestione del gioco illegale con diramazioni nazionali e internazionali. A ciò si aggiungono episodi più recenti, come l’incendio doloso di una sala VLT a Massa Finalese, nel modenese, avvenuto il 30 dicembre scorso e inserito in una serie di attacchi a sale e attività di gioco rilevati in varie regioni del Paese.

Sul fronte normativo, l’Emilia-Romagna si conferma una delle regioni più attive nel tentativo di regolamentare il fenomeno, ottenendo sette semafori verdi sugli indicatori qualitativi individuati da Libera. Le politiche regionali prevedono un distanziometro di 500 metri dai luoghi sensibili, un perimetro ampio nella definizione dei contesti da tutelare, fondi per la prevenzione e la riconversione delle attività e un Osservatorio dedicato al monitoraggio del fenomeno. Permangono però alcune criticità strutturali, secondo l’Associazione: la normativa non è retroattiva, mancano fasce orarie unificate di spegnimento degli apparecchi e i Comuni non dispongono di un adeguato supporto legale nei contenziosi con gli operatori del gioco.

“Condividiamo i dati di Libera e le sue preoccupazioni sulla diffusione del fenomeno – sottolinea Roberto Berselli, vice presidente Consorzio Gruppo CEIS –. Attualmente siamo attivi sulle province di Bologna, Modena e Parma con gruppi per giocatori e familiari e sportelli di orientamento, oltre ad attività di prevenzione e in/formazione nelle scuole e nei luoghi di aggregazione giovanili e non solo, con ben tre progetti: ‘Scommetti su di te’; ‘Non è un gioco’ e ‘I giochi sono Fatti’. Anche alla Settima Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, tenutasi a Roma nei giorni scorsi, un gruppo di lavoro è stato dedicato al Gioco d’Azzardo e alla dipendenza da Gaming. Infatti, sempre più spesso i giochi online vedono l’introduzione di meccanismi di ‘ricompensa’ sempre più simili all’esperienza dell’azzardo, così come i giochi d’azzardo sono sempre più orientati a dare un’esperienza ‘immersiva’ al giocatore. In rappresentanza della FICT ho partecipato quale esperto al tavolo di lavoro Gioco d’Azzardo e Gaming e, come gruppo, abbiamo richiesto al governo alcune azioni tese a contrastare il fenomeno, consapevoli d’altra parte che la limitazione del gioco sotto il controllo dei monopoli di Stato non risolve il problema del gioco illegale, che anzi potrebbe esserne avvantaggiato. Pensiamo che solo nel 2025 sono state più di 200 le piattaforme illegali oscurate”.

“Le richieste – prosegue Berselli – sono state quelle di aggiornare le misure di tutela dei consumatori rendendole più stringenti, da un lato rendendo obbligatoria l’identità digitale per accedere ai giochi online e fisici, garantendo la verifica dell’età e introducendo limiti di consumo, superando così l’anacronistico inserimento del codice fiscale; dall’altro, prevedendo sistemi di autoesclusione applicabili sia al gioco online sia a quello fisico, con durata predeterminata e senza possibilità di revoca. Da ultimo si è anche chiesto di prevedere misure obbligatorie che limitino l’offerta di gaming in base alle caratteristiche dannose dei giochi, quali loot-boxes, meccanismi pay-to-win e gioco d’azzardo simulato”.