2 Dicembre 2024
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Annamaria Barbieri

di Annamaria Barbieri*

Provengo dalle dipendenze patologiche, ho iniziato a lavorare nelle nostre Comunità prima al COD, poi a La Torre, Casa Mimosa… Da alcuni anni mi occupo delle accoglienze in tutte le strutture di Modena e dell’Ambulatorio Toniolo.

All’interno del quale, dal 2016, è attivo il progetto “Scommetti su di te”, per il contrasto al gioco d’azzardo patologico.

In Ambulatorio accogliamo qualsiasi tipo di richiesta, dalla raccolta dei bisogni al confronto con le famiglie e con le stesse persone “dipendenti”, quindi proponiamo percorsi ambulatoriali di cura, sostegno, etc.

Rispetto al progetto “Scommetti su di te”, ho un ruolo di coordinamento. In rappresentanza del CEIS partecipo quindi ai “tavoli distrettuali”, nel Modenese, di tutte le associazioni che si occupano di gioco d’azzardo patologico.

Abbiamo anche riattivato lo Sportello, aperto nel 2019 al Centro per le Famiglie del Comune di Modena, che avevamo sospeso durante il periodo della pandemia. Dal 2022 opera in una nuova sede, in via del Gambero, e anche lì prima di tutto facciamo accoglienza, ascolto, cerchiamo di dare risposte a chi chiede aiuto, di indirizzare le persone in base ai bisogni.

All’interno del progetto “Scommetti su di te” sono stati formati dei gruppi per giocatori d’azzardo patologici in diversi territori: a Modena, Carpi, Mirandola. Servizi analoghi per il gioco d’azzardo sono gestiti dal CEIS anche a Parma e Bologna.

I gruppi a Modena sono condotti da due colleghi, Sabina Rosa e Carlo Simonini, psicoterapeuti. I gruppi sono aperti, l’accesso è libero, sono dedicati ai giocatori e non hanno un termine.

È un approccio, questo, tipico del CEIS. L’idea di un gruppo di accompagnamento che affianca le persone mentre attraversano periodi di difficoltà e resta un punto fisso, al quale si può fare riferimento in qualsiasi momento della propria vita, quando se ne sente la necessità.

Negli anni le persone ritornano, magari vivono periodi in cui stanno molto male, poi si riprendono, la famiglia torna a funzionare e per un po’ ci lasciano; se e quando ne sentono il bisogno, ci cercano nuovamente.

Questo è per noi un aspetto molto importante: a differenza di altri stili e modelli di cura, il nostro è davvero un modo per mettere al centro la persona.

Rispetto al gioco d’azzardo, il lavoro con i famigliari è particolarmente importante. Il gioco d’azzardo colpisce infatti tutta la famiglia, in particolare l’aspetto economico è molto compromesso.

La sostanza del gioco d’azzardo è il denaro. I familiari diventano parte integrante del percorso di cura perché spesso sono loro che devono adoperarsi al controllo dei soldi.

Come un tossicodipendente non deve avere in tasca la sostanza, nello stesso modo per un giocatore d’azzardo patologico è bene che il controllo del denaro sia affidato ad altri.

La famiglia entra così molto in campo, gestisce i conti correnti ma anche le paghette settimanali, e verifica tutte le spese.

La composizione dei nostri gruppi è mista, in una fascia d’età che va dagli over 30 fino anche ai settantenni. Lavoriamo con persone adulte e dunque, rispetto ai familiari, ci rapportiamo con figli, mogli e mariti.

Non di rado assistiamo in famiglia ad un ribaltamento dei ruoli, quando il “dipendente” è il padre e il figlio il “controllore”, una situazione abbastanza complessa da accettare e gestire, in entrambi i sensi.

Il fenomeno del gioco d’azzardo è controverso. Le politiche sino ad oggi adottate per la prevenzione hanno riguardato soprattutto le fasce giovani, ragazzi in età scolare. Solo di recente ci si è reso davvero conto che la maggior parte di persone che sviluppano il problema e arrivano ai servizi sono adulti. A volte anche anziani.

L’idea che di recente abbiamo messo in campo sui “tavoli distrettuali” è dunque quella di allargare decisamente il campo della prevenzione, comprendendo anche gli adulti e persino le persone anziane.

Ipotizziamo percorsi di orientamento all’interno di associazioni, di Polisportive, sul territorio, attraverso la “peer education”: i frequentatori delle varie realtà diventano le “sentinelle” che aiutano a rilevare il fenomeno, ad agire per tempo, a dare indicazioni concrete a chi rivolgersi.

Nel gioco d’azzardo la difficoltà dei servizi è reale: al SERT arriva una percentuale bassissima di giocatori d’azzardo patologici, perché è un servizio che da sempre è visto come dedicato alla tossicodipendenza.

Proprio per questo ci è stato chiesto di attivare lo Sportello presso il Centro per le famiglie, in modo che i cittadini possano accedere alle informazioni e rivolgere una prima richiesta di aiuto in un ambiente neutro.

L’obiettivo è dunque quello di avvicinarsi il più possibile al problema.

Rispetto allo sviluppo del gioco d’azzardo, in questo ultimo periodo l’aumento è stato notevole.

Durante i due anni della pandemia i dati hanno segnalato un consistente calo nella quantità di denaro giocato, relativo al fatto che le sale giochi sono rimaste chiuse per tanti mesi. Questo però non ha portato ad una riduzione del gioco effettivo, anzi.

La maggior parte dei giocatori ha iniziato ad utilizzare le piattaforme online. Per giocare anche in una maniera più anonima, solitaria, pericolosa, perché ancora più personale e quindi difficile da intercettare.

Rispetto ai gruppi di intervento, abbiamo avuto alcuni momenti in cui ci siamo dovuti fermare – nel periodo di lockdown stretto – ma abbiamo cercato di ridurre al minimo lo stop ai percorsi. I colleghi hanno attivato gruppi online quando è stato possibile.

L’altra cosa importante che cerchiamo di fare è, nel momento in cui arriviamo a conoscere delle persone, oltre ad accoglierle e a prenderle in carico, di indirizzarli al servizio pubblico di cura.

Abbiamo un contatto diretto con il SERT, con gli operatori dedicati, che come noi sono parte attiva di tutti i “tavoli distrettuali” sul territorio. Cerchiamo di lavorare in rete.

Altro versante su cui operiamo è quello legato al debito: cerchiamo di mantenere contatti celeri ed efficaci con tutte le associazioni dei consumatori che si occupano del sovraindebitamento e di tutte le problematiche affini.

*Responsabile Ambulatorio Toniolo CEIS – Responsabile Servizio Accoglienza dipendenze patologiche Modena