di Claudio Michelotti*
Facevo parte della “banda” che ha costituito il Centro L’Orizzonte a Parma. Una Comunità centrata sull’auto aiuto per le tossicodipendenze e il disagio giovanile aderente al Centro Italiano di Solidarietà (CEIS) fondato da don Mario Picchi a Roma.“Progetto Uomo” nasce quando don Picchi, negli anni successivi al Concilio Vaticano II, sull’esperienza delle Comunità di auto aiuto americane elabora questo principio ispiratore che pone l’uomo protagonista del suo destino.
L’Associazione l’Orizzonte per gestire il Centro di Solidarietà nasce dal dialogo che si è sviluppato nell’attività sociale del Gruppo Scuola del quartiere Montanara: vorrei ricordare la professoressa Maria Munarini e i fondatori Giovanna Pilotti, Giorgio Michelotti, Vilma Preti Danilo Amadei, Don Arnaldo Baga, Maria Gabriella Giusto, Franco Zasa, Giorgio Campanini e in modo particolare Gian Paolo Riccò, quale federatore del Gruppo e disponibile a dirigerlo dopo per il percorso di formazione necessario presso il CEIS di Roma.
Le fondamenta del progetto partivano da una forte strutturazione della formazione degli operatori, soprattutto per promuovere i valori e gli ideali di “Progetto Uomo”. Essi si formavano alla Casa del Sole a Castelgandolfo proprio presso il CEIS di Roma un percorso che durava molti mesi.
L’Orizzonte a Parma si è strutturato in tempi successivi nelle tre fasi classiche: accoglienza, Comunità e reinserimento.
Erano i primi anni ’80. Le istituzioni religiose, per mezzo dell’intervento del vescovo Mons. Benito Cocchi e dei Padri Stimmatini, hanno messo a disposizione i locali scolastici dell’ex scuola Mazzini Drago in Piazzale san Giacomo, nell’Oltretorrente, per realizzare l’accoglienza.
L’amministrazione comunale, in particolare l’assessore Ulisse Adorni e il sindaco Lauro Grossi, agevolarono in maniera determinante il distacco di Gian Paolo Riccò, quale dipendente comunale, per svolgere la funzione di presidente del Centro.
La prima fase di accoglienza poteva partire. Per costruire la Comunità vera e propria fu invece un processo più laborioso. All’inizio si doveva recuperare il centro per anziani nelle Ex Terme di Lesignano Bagni, di proprietà dell’amministrazione locale, chiusa da molti anni. La cosa fu però fortemente osteggiata e addirittura dovemmo “occupare” l’immobile per sensibilizzare la municipalità, senza risultato.
Venne in aiuto la cooperativa Copador di Collecchio che mise a disposizione una cascina agricola adiacente al loro stabilimento di Collecchiello, dove lavoravano il pomodoro, che noi ristrutturammo.
La struttura di Comunità è stata chiamata l’Airone.
Anche l’Amministrazione Comunale di Parma diede la disponibilità di un’ex scuola in via Venezia per aprire l’ultima fase del programma, quella di reinserimento. Gli interventi di ristrutturazione dei locali messi a disposizione furono possibili con importanti contributi da parte del gruppo industriali di Parma e della Fondazione Cariparma.
La città si era generosamente mossa e finalmente il Centro entrò nel pieno delle sue funzioni.
A quell’epoca la droga era soprattutto un fenomeno giovanile, mentre la tossicodipendenza adulta non emergeva se non marginalmente; colpiva dunque essenzialmente le famiglie, che venivano sconvolte nel loro compito educativo e non trovavano risposte.
Il successo di “Progetto Uomo” era legato al fatto che riusciva a raccogliere e a dare risposte al disagio della famiglia di fronte alle difficoltà che i tossicodipendenti creavano al suo interno.
Fu istituita “Casa Aperta”, una struttura organizzata delle famiglie a supporto volontario dell’attività logistica del Centro, ma si operò anche attraverso una metodica di auto aiuto, un percorso di coscienza del proprio ruolo nel programma diretto dagli operatori professionalmente preparati.
Non c’era nessuna distinzione tra famigliari e volontari. Ai familiari era chiesto di fare volontariato in molte attività del Centro come telefonisti, accompagnatori, sorveglianza notturna, accompagnamento, propaganda sul territorio, rapporti con le comunità parrocchiali, anche durante le liturgie domenicali.
Ricordo volentieri Angelo Coperchini, Liliana Marini, Mario Barantani, Giuseppe Azzali, Enzo Carbognani e tanti altri… Sono tanti gli esempi eroici di molti genitori che hanno saputo con la loro azione dare la forza ai loro figli e la determinazione per intraprendere un percorso di recupero.
Si partì dunque con la presidenza di Gian Paolo Riccò, tenuta fino agli inizi degli anni Novanta. Seguì quella di Giorgio Michelotti agli incarichi direttivi, in qualità di vicepresidente, per passare poi a Padre Fausto Torresendi stimmatino come presidente effettivo nel 1992. Dopo che Padre Torresendi ebbe un ictus che lo allontanò dal Centro nel 1996 la presidenza passò a Roberto Berselli che durante la sua presidenza realizzò la nuova comunità finanziata interamente dalla Fondazione Cariparma.
Dal 2014 il Centro di Solidarietà l’Orizzonte è stato incorporata nella Fondazione CEIS.
*Socio fondatore Centro di Solidarietà L’Orizzonte Onlus