di Marta Cocchi *
Ho fatto la volontaria dagli anni ’90 fino al 2004. Conoscere padre Giuliano Stenico, su consiglio di un’amica, mi ha aperto la mente. Posso senz’altro dire che mi ha aiutato ad essere un genitore migliore. Non sempre si è in grado.Mia figlia aveva problemi di tossicodipendenza e il “Programma CEIS” ci ha cambiato la vita. A lei e a noi genitori.
Quando mia figlia ebbe terminato il “percorso di recupero”, io continuai a frequentare il Centro: mi chiesero se ero disponibile ad aiutare e affiancare i ragazzi che erano all’inizio del programma nello svolgimento dei compiti loro affidati (pulizie e riordino dei locali che venivano utilizzati per i loro gruppi).
Fu così che divenni volontaria CEIS. Di lì a poco mi proposero di affiancare operatori o altri volontari “esperti” negli incontri con i genitori (sia di ragazzi che ancora non si erano avvicinati al Centro, sia di coloro che erano all’inizio del percorso CEIS) per aiutarli ad essere più “severi” e “fermi” con i loro figli… ad essere più capaci a dire dei “no”.
Nei giardini e per le strade di Vignola cominciai a incontrare ragazze e ragazzi. Spesso, all’inizio, mi prendevano in giro. Dopo un po’ avevano imparato a conoscermi e, per certi versi, mi rispettavano. Nessuno mi ha mai fatto del male, né ho subito sgarbi particolari. Alcuni addirittura mi cercavano per scambiare due parole e passare un po’ di tempo insieme.
Ogni occasione era buona anche per incontrare e parlare con genitori di ragazzi tossicodipendenti… spesso le notizie le apprendevo dalle pagine di cronaca locale dei giornali.
A volte – addirittura – mi facevo coraggio e andavo anche a casa loro perché sapevo bene cosa volevano dire la solitudine, la sofferenza, la preoccupazione costante di sentirsi portare notizie tragiche sui propri figli. Andavo per testimoniare che non erano soli e che si poteva fare qualcosa, o almeno provarci: cercavo di convincere innanzitutto loro, i genitori, ad avvicinarsi al CEIS e davo consigli su come fare per portarci i figli.
I ragazzi allora come oggi erano molto problematici. Era comunque difficile avvicinarli per imbastire discorsi seri e costruttivi, ma valeva la pena provarci. Oggi le cose sono un po’ cambiate, così come le sostanze, ma la gravità del problema resta, anzi, probabilmente è anche più acuta.
Non ero sola, certo… Avevo formato “Il gruppo in cammino”: ogni giovedì sera ci si incontrava con genitori e volontari di Vignola per scambiarsi idee, confrontarci sui problemi di ciascuno, proporre iniziative. Sono ancora in contatto con diversi volontari di allora: ormai siamo tutti “anzianotti”, ma restiamo combattivi…
Ricordo con piacere i tre anni in cui abbiamo allestito un nostro stand informativo alla Festa de l’Unità. Ovviamente non offrivamo alcolici, ma sapevamo essere attrattivi con le nostre patatine, la crema fritta e altre golosità…
Il ricavato andava a sostegno del CEIS. Il tutto funzionava, eccome, tanto che i responsabili della Festa vennero anche a chiederci consigli. Il bello stava anche nel fatto che ci si aiutava a vicenda nell’allestire gli stand e i gazebo e spesso era l’occasione per parlare e discutere con i volontari della Festa che si mostravano molto interessati e desiderosi di capire meglio quello che facevamo e le problematiche che cercavamo di affrontare.
Nel 1995 fui eletta in Consiglio Comunale a Vignola, parlai con il sindaco per fare qualcosa di concreto per i ragazzi e le ragazze che intraprendevano un “percorso di recupero”. Quello che riuscimmo ad ottenere fu l’impegno dell’Amministrazione a favorire e agevolare inserimenti lavorativi per chi portava a termine il programma CEIS. Di questo sarò sempre riconoscente…
*Volontaria CEIS