15 Gennaio 2025
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Federica Granelli

di Federica Granelli*

AModena, come CEIS, collaboriamo da parecchi anni e in maniera continuativa con circa 30 scuole di ogni ordine e grado; a Bologna con una ventina di istituti: scuole dell’infanzia, medie, secondarie di primo grado.

Siamo a servizio delle scuole e del personale scolastico, di supporto alla loro attività formativa, con particolare attenzione agli aspetti educativi, emotivi, relazionali dei ragazzi, oltre che degli adulti.

Nelle scuole operiamo attraverso lo Sportello d’Ascolto, la consulenza psico educativa, la formazione rivolta ad alunni, insegnanti e famiglie per tutta la durata dell’anno scolastico.

Per circa vent’anni ho operato unicamente nel territorio bolognese; dal 2018 il coordinamento delle due realtà si è unificato. A Modena beneficio del costante contributo lavorativo di “docenti comandate” in distacco, peculiarità di questa esperienza. A Bologna sono operativa nelle attività di prevenzione e formazione nelle scuole insieme ad altre due colleghe.

L’idea di questi anni è stata quella di “mettere a sistema” le due realtà, in modo che potessero contaminarsi per quanto riguarda gli aspetti delle metodologie e delle azioni messe in campo.

Il confine tra il compito educativo della scuola e quello formativo è labile, sono componenti che si influenzano a vicenda. Per cui promuoviamo attività di prevenzione, di promozione del benessere scolastico laddove è ormai accertato che un buon clima relazionale all’interno del contesto di vita dei bambini e dei ragazzi favorisce percorsi di apprendimento delle competenze disciplinari e sociali, percorsi di socializzazione e di crescita sana.

La nostra caratteristica è di mettere al centro la persona, portatrice di risorse, originalità e capacità per la progettazione del proprio percorso.

Ad una lettura condivisa dei bisogni, in comunità e nel contesto scolastico, si affianca un lavoro in rete tra scuola, servizi, famiglie e i nostri professionisti.

Un percorso che abbiamo consolidato negli anni.

Lo Sportello d’Ascolto è il punto di riferimento per le famiglie, “ponte” tra i bisogni della scuola e le risorse del territorio. Con anche una funzione di monitoraggio per poi eventualmente accompagnare i bisogni più specifici ai servizi competenti.

Lo Sportello ha quindi una funzione di rinforzo dei fattori positivi rispetto al normale sviluppo di tutti coloro che agiscono nel contesto scolastico.

Percorsi sia individuali che di gruppo esistono per gli adulti, gli insegnanti e il personale scolastico, così come per i genitori.

Si focalizzano sulle tematiche proprie di ciascun ruolo: la relazione tra genitori e figli, la comunicazione, l’accompagnamento nelle varie fasi della crescita, l’approfondimento di temi d’interesse quali l’affettività, la prevenzione del bullismo, un corretto utilizzo del web, una sana gestione dei conflitti. Per gli insegnanti parliamo di costruzione e gestione di classi inclusive, di metodologie didattiche rispetto alle quali la nostra équipe si è formata.

In ogni contesto la flessibilità che ci contraddistingue consente di conoscere i bisogni specifici. Classico esempio quello della pandemia, che ci ha costretto a rimodulare completamente le nostre azioni in base alle nuove esigenze e alle effettive possibilità.

La nostra è dunque una funzione di servizio, di supporto, che mette al centro la flessibilità, il lavoro di rete e la relazione educativa.

Il concetto di prevenzione, nella nostra metodologia, coincide con l’idea di educazione, qualcosa di più forte della formazione. Favorisce il coinvolgimento, la partecipazione e quindi l’evoluzione degli attori e dei contesti coinvolti: bambini, ragazzi, gruppi classe, adulti, non solamente nella lettura dei bisogni ma anche nella costruzione di nuove risposte.

Negli anni il lavoro di rete si è strutturato; presenta tuttora delle criticità e degli obiettivi ancora da raggiungere, ma rispetto ai primi anni i passi condivisi sono evidenti. Con il personale della scuola e dei servizi in diversi territori abbiamo costruito relazioni significative, con attività, dispositivi di lavoro congiunto e convenzioni di più lungo respiro.

Nel territorio di Bologna si gestiscono anche servizi extra scolastici che si configurano come servizi socio educativi in due quartieri del centro, rivolti a bambini della scuola primaria, cui si aggiunge un ulteriore centro, meno connotato dal punto di vista dell’intervento del servizio sociale, per i ragazzi delle medie.

Si aggiungono due progetti di educazione alla cittadinanza, meno strutturati ma che coinvolgono un maggior numero di ragazzi e scuole, fortemente voluti dalle amministrazioni locali. Si tratta dei Consigli di quartiere delle ragazze e dei ragazzi.

Per quanto riguarda i centri aggregativi e socio educativi, anche lì si è iniziato a lavorare senza finanziamenti a partire da collaborazioni con le parrocchie e portando avanti inizialmente un solo centro educativo attivo sul territorio, con la nostra Associazione di allora: “Il Pettirosso”. Mentre altre realtà del privato sociale bolognese operavano in differenti contesti.

Oggi abbiamo convenzioni pluriennali con il Comune di Bologna.

La scelta vincente è stata quella di costituire, tra le varie realtà del privato sociale, dei “raggruppamenti temporanei d’impresa”, gruppi di lavoro con CEIS e altre realtà cooperative, per la gestione a livello cittadino dell’attività extra scolastica. Le azioni nei centri socio educativi e aggregativi hanno come obiettivo la prevenzione, svolgendo principalmente una “funzione protettiva”. Accolgono minori e famiglie considerati a rischio e qui il lavoro di rete diventa ancora più importante.

Un’occasione di crescita vitale per questi giovani, attraverso attività che puntano a migliorare organizzazione e metodo di studio, a cimentarsi in laboratori creativi ed espressivi, a socializzare e sperimentare.

I Centri rivolti ai ragazzi delle medie promuovono l’educazione alla cittadinanza, di formazione e di progettazione integrata con quella delle scuole. Un’attività formativa ed educativa.

Durante il periodo della pandemia è stato fondamentale avere, dopo il trauma iniziale, un momento di riflessione per riorganizzare e rielaborare il nostro lavoro.

Condividere e mettere a confronto le fatiche, le resistenze, le emozioni che noi stavamo vivendo come motori di determinate azioni lavorative a un certo punto costrette a fermarsi. Questo ci ha consentito di riprogettare le proposte, di rivisitare i nostri stessi contenuti. Ci siamo, in sostanza, auto formati, rispetto soprattutto agli strumenti e a una modalità comunicativa e relazionale che consentiva soltanto la distanza e l’online.

Pur tra difficoltà, abbiamo scoperto – noi e gli utenti – nuove modalità di relazione che ci hanno consentito di sentire “vero” quello che stavamo facendo.

*Coordinatrice Area Scuola e Prevenzione Modena-Bologna