15 Gennaio 2025
Home > Prevenzione Consulenza Ricerca > A fianco di studenti, docenti e genitori: così accompagniamo i “percorsi di ripartenza”
Cristina Adravanti

di Cristina Adravanti*

Nel 2022 ho “festeggiato” 30 anni di attività con il CEIS. Ho cominciato nel campo della tossicodipendenza: accanto all’accoglienza e all’attenzione nei confronti dei ragazzi, mi convinceva il coinvolgimento delle famiglie, la sensibilità che veniva mostrata nell’accogliere persone con un profondo disagio e dolore.

Da oltre 20 anni mi occupo di realizzare azioni di prevenzione nel territorio di Parma, assieme ad una équipe di colleghi pedagogisti, psicologi e psicoterapeuti.

La principale attività del Centro Studi e Consulenze Orizzonte di Parma del Gruppo CEIS, che coordino, consiste infatti nella realizzazione di progetti di promozione del benessere in ambito scolastico – oltre alla gestione di uno spazio di consulenza psicologica presso la propria sede (Zona Franca) e di accoglienza e sostegno per familiari di giocatori d’azzardo patologici rivolti a tutta la provincia.

Ci rivolgiamo, dunque, prioritariamente al mondo della scuola. Mediamente, ogni anno realizziamo tra i venti e i trenta progetti, e si sono costruite nel tempo delle importanti e solide interazioni con numerosi istituti scolastici della nostra provincia.

Gli istituti scolastici coinvolti nell’anno scolastico 2021/2022 sono stati 14, alcuni con più sedi e plessi (per un totale effettivo di 35 plessi scolastici interessati),  comprendenti  quattro scuole secondarie di II grado della città e dieci istituti comprensivi che insistono, complessivamente, su 16 Comuni della provincia di Parma. Abbiamo realizzato più di 3.800 ore di attività e incontrato oltre 5300 persone tra studenti, docenti e genitori.

Sono progetti variamente articolati che cercano di rispondere a bisogni specifici di ciascuna di queste scuole. Possono essere di breve durata o che accompagnano e supportano tutte le componenti scolastiche per l’intero anno, attraverso spazi d’ascolto individuali, sportelli scolastici e attività di tipo laboratoriale e formativo rivolte alle classi, ai genitori, ai docenti.

Sono progetti che si snodano in maniera molto integrata con i tempi e le attività delle scuole, proprio per questo hanno attraversato gli stessi percorsi e le complessità che hanno caratterizzato i due anni di pandemia:  gli stop, il reinventarsi nuove modalità utilizzando le tecnologie, accompagnando la scuola a singhiozzo con modalità miste, un po’ a distanza e talvolta in presenza, accogliere i vissuti di studenti e docenti conseguenti.

Ciò ha comportato un impegno creativo non indifferente per essere dentro questo processo, che non è ancora finito.

Continuiamo, ancora oggi, a raccogliere tanto disagio, anche a seguito di quello che la pandemia ha comportato soprattutto nella vita degli adolescenti, che sono stati privati delle loro naturali esigenze di socializzazione per due anni.

Vediamo, evidente, la fatica e il disagio di rimettersi in gioco in contesti di gruppo, aperti, di uscire dal guscio protettivo della propria casa e della propria camera.

Una fatica che si riflette anche sul corpo docenti. Noi cerchiamo, senza presentarci come specialisti con la bacchetta magica, di accompagnare questi percorsi di ripartenza.

Rispetto all’inizio degli anni ’90, in cui il CEIS è stata una delle primissime realtà ad entrare nel mondo della scuola in virtù dei “Progetti CIC” che nacquero come prima risposta al fenomeno delle tossicodipendenze, di strada ne è stata fatta.

Più che di prevenzione del cosiddetto “disagio giovanile”, oggi si fa riferimento al concetto, più ampio e realistico, di “promozione dell’agio”, cercando di valorizzare le competenze di cui bambini e adolescenti sono portatori.

Le aree su cui spesso ci viene chiesto di intervenire riguardano il favorire il miglioramento delle competenze relazionali e comunicative all’interno del gruppo classe, accompagnato nel suo crescere e appunto diventare gruppo, fino all’insieme delle tematiche che hanno a che fare con il mondo dell’adolescenza.

I compiti evolutivi e le tappe di crescita, l’esplorazione del proprio mondo emotivo, riconoscere e gestire i sentimenti; quali significati hanno nelle relazioni tra le persone; il complesso universo dell’affettività e della sessualità: sono tutti temi su cui i ragazzi hanno naturale bisogno di confronto e conoscenza, ma che gli adulti talvolta possono trovarsi in difficoltà o in imbarazzo a trattare.

Rimane poi naturalmente l’attenzione su tutto ciò che può essere riconducibile a possibili situazioni di disagio o di eventuali dipendenze, che non sono più solo quelle relative alle sostanze, ma a tutto il mondo delle cosiddette “dipendenze comportamentali”: disturbi alimentari, tecnologie, gioco d’azzardo…

Continuiamo a occuparci di questi temi sia sul piano del trattamento che, soprattutto, su quello della prevenzione, della sensibilizzazione, dei ragazzi e degli adulti educatori che li accompagnano.

Ci piace immaginarci come “accompagnatori”, esperti sì, ma che affiancano i docenti nel loro insostituibile lavoro. La continuità educativa è soprattutto in capo a loro, noi apriamo delle riflessioni per poi agganciarle, dove possibile, al lavoro curricolare degli insegnanti, principali riferimenti educativi dopo la famiglia.

I progetti di prevenzione cercano di accompagnare tutte le componenti scolastiche e le famiglie, in quanto gli spazi d’ascolto sono rivolti anche ai genitori, per supportarli nelle fatiche che il compito dell’educare comporta.

Tutte le scuole si attivano intensamente per offrire una pluralità di opportunità di incontro, di scambio, con l’obiettivo di intensificare il più possibile l’alleanza tra scuola e famiglia: come dimostra anche la letteratura scientifica, sono queste le condizioni migliori perché la prevenzione effettivamente funzioni. Purtroppo dobbiamo riconoscere che non sempre è possibile riuscire a raggiungere tutte le famiglie che sarebbe importante coinvolgere in questi percorsi.

*Responsabile Centro Studi Parma