di Alida D’Odorico*
Fresca di diploma in Ragioneria, iniziai al CEIS nel 1989. Assunta in segreteria con funzioni amministrative. Mi affiancò la responsabile di allora, Antonella Paganelli, alla quale debbo molto. Mi ha insegnato non solo il lavoro, ma un “metodo” che mi è risultato utile anche in futuro.In amministrazione, a quel tempo, eravamo due dipendenti e un paio di volontari. La figura del volontario era già molto importante e attiva per il CEIS. I dipendenti erano 33: si gestivano le strutture del Servizio Tossicodipendenza e il Centro Studi.
A giugno 1989 fu resa operativa la Cooperativa di Solidarietà Sociale, l’attuale CEIS A.R.T.E.
Vennero progressivamente inaugurati i nuovi servizi di utilità sociale, fino ad arrivare ad oggi: attualmente il Gruppo CEIS gestisce una cinquantina di strutture con circa 500 operatori tra dipendenti e collaboratori.
In amministrazione oggi i dipendenti sono 12, quasi tutti a tempo pieno. Ci occupiamo delle attività burocratiche delle svariate strutture.
Il lavoro in amministrazione non è semplice: l’aspetto del “fare” per il personale delle strutture, del dare risposte concrete ai bisogni degli utenti e delle famiglie, è prioritario. Ma questo non è sempre compatibile con le prassi burocratiche di un Ente con personalità giuridica. A volte si creano incomprensioni che necessitano di compromessi e buona volontà.
Mai avuti dubbi nel lavorare al CEIS. In 33 anni non ho mai pensato di cercare nuove esperienze.
La mia stima nei confronti del Presidente e dei suoi stretti collaboratori è elevatissima. Padre Giuliano Stenico è una persona estremamente corretta, di un’integrità morale ineccepibile e incredibilmente determinato. L’ho visto fare grandi battaglie, senza esitare. Compreso intraprendere lo sciopero della fame. Se vuole raggiungere un obiettivo non lo si può fermare.
Al CEIS sono cresciuta professionalmente e come persona. Mi ha sposato lo stesso padre Giuliano: il giorno del matrimonio, invece della sposa, arrivò tardi lui, cosa di cui in famiglia ridiamo ancora… padre Giuliano, invece, ci rimase molto male.
Qui al CEIS, senza retorica, non è come lavorare per una qualsiasi azienda. Valori quali impegno, responsabilità, rispetto, partecipazione e passione, danno un senso a ciò che facciamo ogni giorno.
Senti storie che umanamente ti spezzano il cuore e sei contenta di poter fare qualcosa, anche nel tuo piccolo: dare un contributo, conforto, aiuto.
Fa piacere lavorare per una “macchina” la cui finalità è il bene delle persone.
In amministrazione, come detto, lavorano 12 persone: c’è la segreteria, quindi l’ufficio rendicontazione e finanziamenti; chi si occupa del personale, chi di contabilità, fornitori, acquisti e della gestione fatture.
Anche al nostri interno esiste un forte spirito di gruppo e se qualcuno è in difficoltà tutti cercano di sostenerlo e aiutarlo. È una risorsa che possediamo, non sempre scontata negli uffici. Il lavoro è spesso caotico e faticoso, ma prevalgono empatia e collaborazione. Lo testimonia lo scarso turn over di personale negli anni.
In passato l’attività era molto centrata sui volontari. Alla fine degli anni ’80 il servizio era principalmente legato alla tossicodipendenza, quindi facevo un po’ tutto: dal gestire la “paghetta” degli utenti sino alla contabilità generale. Il responsabile amministrativo veniva coinvolto solo nei Consigli di amministrazione per spiegare l’elaborazione del bilancio.
Oggi, invece, i servizi sono tanti e diversificati. Il responsabile dell’amministrazione presenzia a tutte le riunioni strategiche e di coordinamento delle gestioni.
Non è solo un’attività di elaborazione dati, sei coinvolto anche nelle scelte decisionali.
La pandemia ha pesato, ma nonostante l’emergenza sanitaria abbia impattato sulla situazione aziendale, le attività sono proseguite, seppur con alcune limitazioni.
Gli uffici sono sempre stati operativi, alcune dipendenti hanno utilizzato lo smart working, c’è stata massima disponibilità per sostituire i dipendenti in quarantena o malattia. Il clima è stato molto positivo, anche se si è lavorato in condizioni sicuramente non facili.
Gli orizzonti futuri sono, purtroppo, imprevedibili. L’Ente, come tanti, è esposto a rischi di ordine economico: da una parte abbiamo dei costi (come quello del personale) difficilmente comprimibili, dall’altro lato la variabile dei fenomeni trattati spesso comporta una difficile previsione dell’andamento delle entrate. Prendiamo, ad esempio, i servizi per i minori e i migranti. Il fatturato non è prevedibile in maniera certa, mentre i costi sono fissi. Non si può comprimere il personale dipendente mentre la variabilità relativa alle entrate è molto forte.
Proprio per questo è indispensabile mettere in campo, ogni giorno, attenzione, competenza, capacità di innovazione e di intervento.
*Responsabile Amministrativa Gruppo CEIS