19 Aprile 2024
Home > Toniolo > Studenti che hanno già esperienza sul campo: è questa la “ricchezza” del Toniolo
Luca Balugani

di Luca Balugani * 

Èun percorso, il mio all’Istituto Toniolo, che risale parecchio addietro negli anni. Ero stato chiamato da padre Giuliano a far parte del CEIS già a fine anni ’90, quando era manifesta l’intenzione da parte del Gruppo di investire sulla formazione in un periodo di grandi trasformazioni.

E probabilmente l’idea iniziale di “formazione” era differente dalla forma assunta oggi dall’Istituto.

CEIS già allora non era più una realtà che si occupava semplicemente di tossicodipendenza e Aids, ma cominciava ad implementare un insieme di altre attività che dovevano comunque armonizzarsi con la gestione cooperativa.

Si era partiti con la necessità di garantire una adeguata formazione degli operatori, in un tempo in cui non ci si poteva semplicemente affidare a scuole esterne. Un po’ perché la tossicodipendenza era scarsamente studiata, un po’ perché il settore pubblico offriva risposte differenti dalle nostre.

Il CEIS investiva moltissimo nella dinamica del gruppo, nella convivenza, nella consapevolezza e gestione delle emozioni, fattori per nulla presi in considerazione da chi prevalentemente interveniva con il metadone o al massimo con il comportamentismo per fronteggiare la dipendenza.

Si trattava di formare gli educatori delle Comunità secondo uno stile che rispondesse alle esigenze delle nostre realtà. Da qui è partito un percorso di formazione, che è andato via via a raccordarsi con la FICT a livello nazionale.

Quando nacque l’esigenza di dare una struttura più organica a questo processo si colse l’occasione di collaborare con l’Istituto “Progetto Uomo”, un nome che rimandava subito a don Mario Picchi e che si occupava per la FICT di formazione degli operatori.

L’Istituto era affiliato alla Pontificia Università Salesiana e aveva sede a Viterbo; Modena ne divenne, parliamo di circa 15 anni fa, una sezione distaccata, aggiornando i programmi formativi di allora e operando in modo che il titolo per i nostri studenti fosse riconosciuto. Trattandosi di “pontificio” aveva un valore internazionale, che poteva trovare equipollenze con i titoli italiani. Fu allora che cominciai ad insegnare, inizialmente era il corso di Pedagogia sperimentale.

L’aderenza al territorio ha semplificato e facilitato il riconoscimento del nostro titolo: in breve tempo gli studenti hanno trovato sempre meno difficoltà ad iscriversi, ad esempio, ad una specialistica a Bologna o a Reggio Emilia.

Frequentare un Istituto con un percorso ben definito, con un titolo riconosciuto e a validità internazionale, ha permesso ai nostri studenti di trovare porte aperte non solo all’interno del CEIS, ma anche presso tante altre agenzie educative.

La fase iniziale di questo percorso che anticipava il Toniolo, dunque precedente al 2013, provocò un interesse molto ampio e gli studenti arrivavano numerosi e si trovavano con facilità. Tutte le cooperative e le realtà del territorio che avevano bisogno di qualificare i loro operatori vedevano nel Toniolo una scelta appetibile.

La possibilità di avere un titolo riconosciuto ha trasformato la nostra docenza: da percorso formativo rivolto agli operatori CEIS si è “aperto” a chiunque desiderasse diventare educatore.

Ciò ha cambiato anche la didattica. Se prima si ragionava in un contesto familiare, dal momento che le persone che qui studiavano erano già dipendenti del CEIS, successivamente ci siamo incontrati con persone che non conoscevamo. È cominciata una bella e positiva interlocuzione con altre cooperative, magari connotate in maniera differente.

Alzare il livello, formare presso di noi anche persone che lavoravano altrove, ha portato a un inatteso salto di qualità.

Oggi, la formazione è uno dei cardini del lavoro del CEIS, seppure sia rimasta una realtà attiva in moltissimi altri campi. Ma rispondere ai principali bisogni del territorio significa anche offrire una formazione sempre più specifica.

La stessa storia del Toniolo, che nasce da un’esigenza imposta dall’alto, è piuttosto interessante.

La Santa Sede, infatti, cambiò le normative per le Università Pontificie e gli Istituti Superiori, definendo che non potessero più esistere sedi distaccate. Modena allora, come detto, era una sorta di succursale di Viterbo. Sebbene fossimo già strutturati sotto l’aspetto amministrativo, organizzativo e didattico, il titolo accademico arrivava dall’Università Salesiana attraverso l’Istituto Progetto Uomo.

Davanti a noi, infatti, restavano due sole strade: chiudere (e chiudere dolorosamente, perché c’era tutto quello che serviva: studenti, professori, organizzazione…) oppure sondare la possibilità di procedere con una nostra autonomia qui a Modena. Ciò ha portato alla nascita dell’Istituto Toniolo. Non so se senza la scelta della Santa Sede oggi saremmo qui.

Cominciarono interlocuzioni con la Santa Sede, con la Provincia dehoniana e fu coinvolto anche il vescovo di Modena, che diede il benestare a partire. Alla Congregazione per l’Educazione Cattolica sapevano che eravamo un ente affidabile.

Non fu comunque semplice: l’Istituto Progetto Uomo di Viterbo non riteneva opportuna una nostra affiliazione alla Pontificia Università Salesiana né quest’ultima poteva mettere in discussione un rapporto durevole e fruttuoso. Occorreva quindi un altro riferimento e lo trovammo nella Pontificia Facoltà “Auxilium”, delle Figlie di Maria Ausiliatrice (le Salesiane), che si interessarono e aprirono la porta, grazie anche a una buona presentazione da parte della Santa Sede.

È stato un momento decisivo, che ha segnato la storia del Toniolo. Fu una separazione complessa, perché gli studenti dovettero scegliere se continuare con noi in questo nuovo progetto o concludere con l’Istituto Progetto Uomo il ciclo di studi. Il risultato, per certi versi, fu sorprendente: tutti gli studenti scelsero il luogo e le persone che conoscevano e di cui si fidavano, anche se erano perplessi per il trambusto che si era generato. Non capivano, infatti, perché dovessero scegliere tra gli uni e gli altri, ritrovandovi loro professori in entrambi gli Istituti.

A conti fatti e a distanza di tempo si può dire che la separazione non ha danneggiato nessuno. Entrambi, Toniolo e Progetto Uomo, oggi esistono e svolgono la loro funzione egregiamente.

Nell’estate 2013 nasceva dunque il Toniolo, in maniera improvvisa e, per quanto riguarda i tempi, inaspettata: la lettera della Congregazione che istituiva l’Istituto arrivò a tempo di record, in piena estate.

Andava tutto creato: la costituzione di docenti stabili, del primo Consiglio di Istituto, la ricostituzione di un corpo docente al completo, i piani di studio, gli Statuti e i regolamenti… Io stesso mi sono ritrovato a fare il direttore (dal 2013 al 2018) di una realtà che non aveva ancora organi costituiti.

I primi anni sono stati faticosi: la Segreteria ha dovuto fare un grosso lavoro per riallineare i piani di studio e inserire i nuovi corsi richiesti dall’”Auxilium” per uniformarsi ai loro. Ugualmente fu difficile far capire agli studenti che il loro percorso non sarebbe stato compromesso e servì tempo per rasserenare il clima.

Poi, via via, le matricole arrivavano senza aver percepito le tensioni precedenti, se non echi lontani e oggi più nessuno di loro ricorda queste storie vecchie di 10 anni. È acqua passata e si va avanti decisamente più sereni.

Il mio primo mandato è stato caratterizzato da una fase “in rampa di lancio”. Molte erano le domande per iscriversi, alta era la curiosità. Sembrava ci fosse una corsa al Toniolo, anche perché contemporaneamente veniva approvato un disegno di legge che obbligava gli operatori all’interno delle Comunità e delle strutture educative ad avere un titolo appropriato.

Ciò ha indubbiamente favorito il Toniolo. Di fronte alle tante richieste, nacque così l’idea di fare una selezione. Il numero chiuso è nato per motivi di spazi, per garantire ambienti adeguati, ma anche per qualificare maggiormente i futuri studenti.

Assistere alle lauree di così tanti studenti è stata un’altra tappa molto gratificante del mio mandato. C’erano tesi che trattavano gli argomenti più caldi del momento e altre di natura sperimentale; in alcune occasioni ci hanno consentito di creare ponti con altre Università, persino con Liverpool.

Abbiamo quindi organizzato percorsi di formazione esterni, attraverso conferenze con docenti, politici, operatori, etc. per riflettere sulla figura dell’operatore.

Ma più di tutto sono gli studenti, oggi come in passato, a costituire la ricchezza maggiore, perché hanno una enorme esperienza sul campo, sia educativa che come operatori.

Per me che insegno Psicologia dell’Educazione è straordinario vedere come questi studenti sappiano già come funziona la scuola e abbiano contatti ed esperienze con i bambini. Ne sanno più di me e io posso solo supportarli nel vedere come sono i fenomeni, a inquadrarli all’interno della cornice teorica e aiutarli a sognare cosa potrebbe essere un educatore, domani, all’interno del mondo della scuola.

Uno studente che viene oggi al Toniolo trova non solo docenti preparati dal punto di vista accademico ma anche plasmati da un’esperienza pratica, di lavoro. Esce di qui con una Laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione e può scegliere tra due indirizzi: educatore sociale o come operatore all’interno delle scuole dell’infanzia.

Come detto, il titolo è riconosciuto anche sul piano civile: i nostri studenti potrebbero iscriversi anche ad una Laurea Magistrale, ad esempio a Bologna o a Reggio Emilia.

Il futuro? Pandemia, guerra e crisi economiche cambieranno sicuramente il ruolo non soltanto della società, ma anche dei servizi sociali e delle strutture che si occupano di formazione e di aiuto al disagio. Credo che questo rappresenterà una sfida enorme per l’Istituto Toniolo, oltre che per l’intera società italiana. Non so cosa succederà a breve, ma sicuramente sarà necessario trovare forme di welfare che siano sostenibili. Da una parte aumenterà la domanda, dall’altra diminuiranno le risorse. È una strada tutta da esplorare e una riflessione fondamentale da avviare da subito.

*Docente di Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’Educazione Istituto “Giuseppe Toniolo”