di Lilly Giambalvo*
Dal 2009 al CEIS, successivamente responsabile della comunità Il Ponte a Bologna, dal 2023 sono coordinatrice dell’Area Migranti e MSNA. Un’esperienza affascinante e complessa, perché le risposte ai bisogni di accoglienza, formazione e integrazione degli adulti, e l’inserimento nei nostri percorsi di minori che per lo più provengono da Paesi difficili e situazioni molto disagiate, richiedono un forte impegno, creatività e competenze sempre crescenti.Il CEIS è una delle principali realtà di riferimento per l’accoglienza MSNA in Emilia-Romagna. Abbiamo la comunità Atlante a Modena e Casa Merlani a Bologna, con la disponibilità di 30 posti di Pronta Accoglienza in ciascuna struttura. Nel tempo, considerando la complessità del flusso sempre crescente di minori, abbiamo attivato all’interno delle Pronte Accoglienze moduli che funzionano come Seconda Accoglienza. Quasi tutti i ragazzi ospitati a Modena provengono dalla Tunisia, alcuni dal Maghreb e dal Pakistan. A Bologna registriamo presenze dalla Somalia e dall’Africa sub-sahariana, ma la prevalenza resta tunisina. L’età media è di 16 anni, in entrambe le strutture vengono attivati corsi interni di alfabetizzazione all’italiano con un insegnante dedicato. Quindi provvediamo agli screening sanitari e all’avvio delle procedure per la regolarizzazione sul territorio, ovvero le funzioni principali della Prima Accoglienza.
Il passaggio nelle strutture di Seconda Accoglienza avviene, di norma, dopo circa un mese. Argonauta, San Pancrazio, Villanova, Casa Ada nel modenese, per oltre settanta posti complessivi. Nel Villaggio del Fanciullo e a Il Ponte a Bologna, per più di cinquanta posti. Qui vengono avviati i progetti di formazione e i ragazzi iscritti agli istituti professionali, in un percorso di progressiva autonomia. Rispetto al passato, i fenomeni di devianza sono aumentati in proporzione ai flussi, così come la complessità nel riuscire a tarare le risorse rispetto alle caratteristiche degli ospiti. Restiamo in prima fila, pur a fronte di una carenza di norme, risorse e interventi nazionali spesso inadeguati, a fronteggiare questa realtà in continuo “divenire”.
La fotografia attuale dei migranti riguarda Modena, 88 posti CAS con invii dalla Prefettura, e altrettanti adulti (uomini singoli o nuclei familiari) coinvolti nei percorsi SAI. Una volta ottenuti i documenti, le priorità per i richiedenti asilo sono la formazione e l’inserimento lavorativo. Chi entra nel SAI è generalmente autonomo, la vera criticità è trovare una soluzione abitativa. Il sistema che ha inizio al CAS e vede nel Progetto SAI, della durata di circa sei mesi, la conclusione, segna il continuum nel percorso di accoglienza ed integrazione. Il grado di consapevolezza dei beneficiari adulti rende meno complesse le dinamiche di convivenza rispetto a quelle riscontrate tra i minori. Allo stato attuale, la quasi totalità di coloro che sono accolti presso il CAS ed il SAI ha una occupazione lavorativa e sa orientarsi autonomamente sul territorio.
La sfida rimane quella di proporre a tutti i beneficiario un’alternativa valida e costruttiva che migliori la qualità dei percorsi di vita attraverso la scoperta e la valorizzazione delle loro stesse risorse.
*Coordinatrice Area Migranti e MSNA