di Fabrizio Costa*
La decisione del CEIS di impegnarsi con i migranti risale al 2017 quando, a fronte di diverse sollecitazioni da parte della diocesi di Modena e della cittadinanza, si decise di dare un segnale forte per trasmettere valori importanti quali l’accoglienza, la tolleranza, la fraternità, trasversali a tutti gli interventi realizzati.Si partì con la prima accoglienza di persone provenienti dall’Africa.
Si fece quindi un accordo con la Prefettura di Modena per l’accoglienza di migranti adulti richiedenti protezione internazionale: 88 posti complessivi in diverse strutture del territorio modenese.
Appartamenti di piccole dimensioni e strutture più grandi, a seconda dei gruppi da accogliere, per interventi di accompagnamento verso l’autonomia e l’integrazione.
Se guardiamo all’esperienza dei CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria, negli anni c’è stata una significativa evoluzione. Abbiamo ospitato persone di diverse nazionalità, ciascuna con le proprie particolarità e specificità. Partendo dai migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana per arrivare alle più recenti migrazioni dall’Afghanistan e, in ultimo, all’accoglienza dei profughi provenienti dall’Ucraina, in fuga dalla guerra.
La presenza dei migranti veniva regolata, in accordo con la Prefettura, tramite la partecipazione ad un bando. Norme e bandi che, così come i governi e i loro orientamenti, sono cambiati nel tempo. Nell’ultimo periodo i bandi hanno perso quelle caratteristiche di integrazione e accompagnamento delle persone che invece sono fondamentali per noi. Quindi abbiamo deciso di non partecipare, rimanendo comunque disponibili nei confronti della Prefettura a portare avanti, in deroga, i lavori iniziati nel 2017, con i nostri contenuti.
A partire da gennaio 2021 abbiamo partecipato invece ad un altro bando per l’accoglienza di migranti: il cosiddetto “Sai/Siproimi del Comune di Modena”, per 65 persone in contesti abitativi che prevedono la presenza fino a sei persone contemporaneamente.
Un progetto che consideriamo di livello differente, con un livello di integrazione più elevato rispetto ai CAS.
Nei primi mesi del 2021 abbiamo partecipato anche ad un altro progetto, sempre in collaborazione con il Comune di Modena. Si chiama “INTARSI, Azioni in rete per una comunità accogliente”, realizzato d’intesa con la cooperativa sociale PAN e rivolto a nuclei famigliari con figli minori titolari di protezione internazionale.
Si vuole sperimentare modelli di interventi innovativi volti a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e difficoltà, tramite percorsi di integrazione e autonomia abitativa.
L’accoglienza di queste famiglie avviene all’interno di appartamenti messi a disposizione dal CEIS, gli operatori seguono quotidianamente le famiglie in tutto ciò che è necessario per completare il loro percorso di integrazione.
Il messaggio che vogliamo portare a queste persone è che la vera integrazione si raggiunge anzitutto imparando la lingua italiana, attraverso un lavoro e rendendosi autonomi.
Abbiamo quindi dato la possibilità, a chi ha ultimato con noi i vari percorsi, di continuare il proprio cammino verso l’autonomia all’interno di alcune soluzioni abitative messe a disposizione fuori da ogni tipo di bando o progetto con altre istituzioni. In un rapporto diretto, costante, tra CEIS e persone accolte.
Nei primi mesi del 2022 ci stiamo trovati di fronte all’emergenza causata dalla fuga di tante persone dall’Ucraina in guerra. Abbiamo subito accolto oltre venti profughi, prevalentemente nuclei familiari composti da donne con bambini, molto spaesati e in difficoltà, cercando di dare conforto e accoglienza.
*Già Coordinatore Area Migranti