L’incontro con don Picchi

Le famiglie, il programma terapeutico, il primo passo

Quanto la mia esperienza personale ha influito nell’impostazione del CEIS oggi? La risposta è molto semplice: senza questo retroterra spirituale, culturale ed esperienziale, il CEIS a Modena non sarebbe mai stato fondato.

O meglio, non avrebbe nemmeno l’identità che lo caratterizza, l’approccio alle fragilità, al contesto sociale, istituzionale e politico che gli è proprio.

Non è possibile separare la mia formazione, il mio modo di essere, di agire, di relazionarmi con le persone, le istituzioni e i servizi, stralciandolo dalla storia della comunità dehoniana e dalla sua capacità dimostrata di essere una minoranza attiva…

Erano i primi anni Ottanta quando a sconvolgere la vita della nostra comunità dehoniana modenese cominciarono ad arrivare genitori con figli tossicodipendenti.
Come i miei confratelli, non avevo il sentore dell’esistenza del problema, figurarsi delle sue specificità.

Ma l’impostazione della vita comunitaria, compreso il nostro approccio al messaggio cristiano e la sua espressione nelle celebrazioni liturgiche e nella riflessione condivisa della parola di Dio, il nostro stile di vita essenziale e autogestito, la modalità relazionale, aperta e disponibile all’ascolto e all’accoglienza, mai giudicante e sempre desiderosa di apprendere dalle diverse situazioni anche se problematiche, avevano trasmesso immediatamente alle famiglie grande fiducia e un sincero affidamento…

Leave a Reply